006 M’ arcordo….quando i balestrieri si misero in costume per la prima volta.
Oggi, giorno di Sant’ Egidio (1 settembre), mi son venute in mente memorie lontane nel tempo e nello spazio di fratelli balestrieri da tempo scomparsi: il Batti, il Tricca, i Carsughi, i Massi, il La Tona, ecc. Stasera vorrei essere a Porta del Ponte con tutti loro, a tirare e a sfottersi come ai vecchi tempi; in questa occasione non indossavamo nessun costume. Il Mosconi donzello comunale puntuale arrivava con i soldi del lascito del comune. Non ho mai saputo chi mai avesse fatto questo lascito. Per tradizione il vincitore, generosissimo, non si intascava i soldi, ma pagava la cena ai vinti: consolazione, si portava a casa il corniolo.
Palio di Sant’ Egidio 1 settembre, 1966
Dopo guerra si stava in Via della Firenzuola; dalle finestre del salotto potevo vedere le sale del museo, che a quel tempo era sede del comune e si chiamava anche pinacoteca. Via della Firenzuola aveva ancora l’ arco che univa il comune al palazzo accanto, come e’ ancora Via della Castellina. E sotto l’ arco c’era un pisciatoio odoroso, molto usato il sabato giorno di mercato in Piazza Garibaldi.
M’ arcordo che il mio babbo mi portava sempre a vedere i balestrieri del Borgo, tutti amici suoi, che si sfidavano con quelli di Gubbio. Il palio si svolgeva in piazza Garibaldi; i balestrieri con le spalle verso le scale del vecchio comune (ora museo) tiravano verso un corniolo attaccato ad un muro d’ un piccolo orto, che non esiste piu’, a lato della via Buia, ora ci si parcheggia. E tutti i balestrieri erano in giacca e cravatta, con il vestito della domenica e non mancavano i cappelli.
Poi un anno all’ improvviso tutto cambio’. Penso che fosse il 1951. Erano arrivati dei bauli pieni di costumi, non so da dove, e li avevano depositati proprio sotto casa mia in Via della Firenzuola, in uno stabile con una lapide che diceva “Universita’ Popolare”. Una di quelle ottimistice iniziative che fiorirono nel dopoguerra, quando c’ erano ancora quelli che credevano che tutto sarebbe cambiare per il meglio. Grande agitazione quella domenica di settembre, con tutti i balestrieri e figuranti che si vestivano all’ antica, come si diceva allora. Alcuni si sentivano goffi e imbarazzati, mentre altri si pavoneggiavano. Ricordo che mio zio, Nello Ciuchi che in gioventu’ era stato carabiniere, divenne il capo degli armigeri. Gridava ordini alla sua truppa sgangherata come fosse un sergente del CAR. In quei primi anni in costume la schiera dei Borghesi si era arricchita d’ una bella ragazza balestriere, Anna Ferrandu, la nipote del Pasquini. La popolarissima rivista “Oggi” le dedicò un ricco servizio fotografico. Anche questo contribuì a rendere la nostra manifestzione conosciuta in tutta Italia. Quattro anni piu tardi per la prima volta mi vestii anche io da armigero. Divenni balestriere nel ’61, dopo aver fatto anche lo sbandieratore, ma non ero molto bravo, in coppia con Giorgio Biagioli.
Non so a chi fosse venuta l’ idea dei costumi, probabilmente a Gigino Giovagnoli. In quegli anni credo che la Giostra del Saracino d’Arezzo fosse il solo evento in costume della provincia. Ricordo che non fu semplice convincere i piu’ anziani a mettersi dei vecchi vestiti da operetta, come li chiamavano loro. La correttezza storica era molto approssimativa, per non dire inesistente. Il grande salto di qualita’, con un nuovo guardaroba, avvenne in occasione dei giochi olimpici del ’60 a Roma. La grande manifestazione si svolse al Circo Massimo, alla presenza del ministro Fanfani. Ma quel viaggio “olimpionico” ed il maestro Petrucci e’ tutto un’ altra storia da raccontare a parte. Poi cominciarono le trasferte anche all’ estero. L’ amicizia ed il supporto di Alberto Droandi, direttore delle Ente del Turismo della Provincia d’ Arezzo, lui stesso balestriere, fu di grandissimo aiuto a promuovere i balestrieri del Borgo.
Considerando il numero delle associazioni e delle manifestazioni in costume che sono nate negli ultimi anni posso solo dire che i tempi son cambiati.
settembre 1961
da sinistra: Gianfranco Tanganelli, Paolo Salvi, Fausto Braganti (rarissima foto senza barba) e Luigi Bertuzzi
Marblehead, 10 aprile 2008
Fausto Braganti
ftbraganti@ verizon.net
settembre 9, 2012 alle 3:27 PM |
La signora Anna ha due ingrandimenti nell’ingresso di casa che la ritraggono in costume e io ne sono rimasta sorpresa, non avevo mai saputo di tiratrici donne.
settembre 10, 2012 alle 5:46 PM |
ho sentito la parola Donzello la prima volta nel 1980 da Piero Tosi riferendosi ad un messo comunale e pensavo che scherzasse, non pensavo che si chiamassero effettivamente così in passato.
Circa i costumi dei Balestrieri e degli Sbandieratori c’è stata un’altra tappa importante, mi sembra alla fine degli anni ’80, quando sono stati rinnovati completamente i costumi ad opera della sartoria Tirelli su disegno del grande costumista Piero Tosi, omonimo del nostro concittadino.