103 M’Arcordo… quando facivo la pipi ’n tu l’alberello

ovvero arcordando i vespasiani.

Nel mio 15simo M’Arcordo…

https://biturgus.wordpress.com/2008/09/08/15-m’arcordo…-quando-s’andava-al-licite/

dopo solo un breve momento d’incertezza, dato l’argomento delicato, arcontai de quando s’andava al licite. Sin d’allora volevo ampiare il tema ed ecco finalmente mi son deciso di farlo ed ancora una volta vi invito di continuare a leggere con cautela.

Quando ero piccino, piccino e si passava molto tempo dai miei parenti, gli Antonelli della Pieve Vecchia (oggi l’Oroscopo), mi avevano insegnato che quand’era possibile non dovevo sprecare la pipi, ovvero non buttarla via giú per il gabinetto o dietro il muro del pozzo. Dovevo trovare un obbiettivo preciso dove mirare, preferibilmente un alberello piantato da poco e non un leccio secolare. M’arcontavano che l’arbusto sarebbe stato felicissimo, che quel mio fertilizzante naturale era un nutrimento indispensabile pre farlo crescere presto e vigoroso. Che strano, pensavo; ma se lo dicevano i grandi voleva dire che era vero.

Feci la mia scelta e quando arrivava il bisogno correvo ad un alberello lungo un greppo dietro casa e mirando alla base, dove sapevo che c’erano le radici assetate, lo nutrivo. Poi mi sentivo soddisfatto, addirittura contento, avevo fatto un’opera di carità: dare da bere agli assetati. Il problema era che io mi aspettavo risultati immediati, ed ogni giorno quando tornavo a dargli da bere speravo d’artrovallo cresciuto d’almeno dieci centimetri, ma poi con amarezza costatavo ch’era armasto sempre lo stesso ed ero un deluso. Non m’arcordo come andò a finire, se l’albero divenne grande e rigoglioso, carico di tanti frutti.

Un’amica mi raccontò che quando andava a trovare suo nonno questi le chiedeva sempre di far pipi nel vaso, perchè poi l’avrebbe usata per annaffiere i fiori. Lei era imbarazzata di questa richiesta, ma lei voleva tanto bene al nonno e non gli poteva dire di no. Un giorno le mostrò una bellissima pianta di gerani rossi e le disse:

“Guarda come sono belli, sono i gerani piú belli del mondo grazie alla tua pipì.”

Ecco, non ci avevo mai pensato, ma forse posso dire che ho le mie radici piú profonde in un tempo lontano quando si poteva esser orgogliosi anche della propria pipì.

Facciamo un balzo indietro nel tempo.

il vespasiano ad Ostia antica

Il nome del grande imperatore Vespasiano, ma per fortuna credo lui non l’abbia mai saputo, è stato immortalato nella storia come un pisciatoio piuttosto che come un colosseo; un po’ come quel distinto e barbuto prefetto francese della seconda metà dell’ottocento, Monsieur Poubelle, che impose a parigini sporcaccioni, che buttavan tutto dalla finestra, l’uso del bidone per la spazzatura. Era stanco di vedere la strade piene d’immondizie. Oggi in Francia non sono molti quelli che lo ricordano, ma “la poubelle” è diventato un termine comune ed è il piú usata per identificare un maleodorante contenitore pieno di rifiuti.

Le beffe della storia.

Vespasiano non solo fece costruire latrine pubbliche per tutto l’impero, ma ci impose anche una tassa, ma non per quelli che le utilizzavano ma su quelli che venivano a pulirle e raccoglieva gli scarichi. Questi riutilizzavano e rivendevano il prodotto come fertilizzante ed anche per produrre ammoniaca che usavano nelle concerie ed anche per smacchiare.

La prossima volta che andate a Pompei o ad Ostia Antica, vicinissimo all’aeroporto, non dimenticatevi di visitare l’impianto ben conservato delle “fullonicae” con elaborate condutture e vasche per la separazione dei prodotti. Si può proprio dire che i “fullones”, gli operai addetti all’opera di roccolta e smaltimeto che abitavano li, facevano davvero un lavoro di merda. Era un noioso posto fisso?

Allora ‘na volta c’erano i vespasiani anche al Borgo, ma poi quasi nessuno li chiamava così: erano semplicemente i pisciatoi, forse usando la parola vespasiano si pensava d’essere piú raffinati. Il babbo diceva che ‘na volta ce n’erano molti di piú e che già ai miei tempi era iniziata l’opera di smantellamento.

les vespasiennes con il signore con la bombetta

Spesso erano delle elaborate strutture di bandone erette nelle piazze e nei parchi che sembravano delle edicole dei giornali, delle garitte militari o addirittura dei confessionali.. Venivano piazzate in luoghi ben in vista anche accanto ai monumenti nazionali come questo vespasienne non lontano da Notre Dame, pronta ad esser utilizzato dal signore in bombetta col giornale in mano.

Mi domando se ci fu una vera e propria cerimonia per l’inagurazione d’un tale monumento. Immaginate con me il sindaco ed il prefetto in marsina e cilindro, forse venne anche il vescovo, in fondo anche lui era un uomo con un SSPP, per dar la benedizione. Non credo che nessuna signora fu invitata, incluse le mogli dei notabili. Forse ci fu il taglio del nastro tricolore ed il sindaco e il prefette fecero i complimenti affrondosi a vicenda l’onore d’essere il primo a farcela, metre i presenti applaudivano. Scherzi a parte fu una grande invenzione dopo secoli di pisciate sparse lungo i muri.

les vespasiennes et Notre Dame

Altre volte i vespasiani erano scavati nel muro lungo la strada, come delle nicchie mal celate, un po’ come quelle che nelle facciate di certi palazzi importanti ospitano le statue di grandi personaggi.

I vespasiani erano utilizzati solo dagli uomini, come se le donne fossere degli esseri superiori che non avevano bisogno di farla. Non aggiungo altro, sarebbe un discorso lungo e complesso, non voglio annoiare nessuno con inutili speculazioni storico sociologiche.

Invece penso che sarebbe interssante sentire i commenti dal punto di vista femminile da parte delle mie lettrici, quali sono i loro ricordi di tali strutture che avevano una funzione utile ed allo stesso tempo discriminatoria per la metà della popolazione.

C’erano altri posti, e ci sono ancora, dove tutti potevano andare, uomini e donne, come nelle stazioni ferroviarie o nei ristoranti nell’autostrade, ma questi erano a pagamento e c’era sempre una persona, quasi sempre una donna (che mia moglie chiama Madame Pipi) col piattino per la mancia o addirittura c’era un biglietto da comprare, ma questa è un’altra storia e non voglio andare fuori tema.

 

Lista, di certo incompleta, dei vespasiani del Borgo, quelli che m’arcordo io verso la fine degli anni ’40 e ’50, se qualcuno se n’arcorda d’altri spero che mi aiuti ad aggiorla, non devono esser dimenticati:

1)

Via della Firenzuola, proprio all’inizio, dal lato di via Matteotti, sotto l’arco che univa palazzo Aggiunti a quello del comune, oggi sede del Museo Civico. Purtroppo quest’arco non c’è piú, ma a chi venne l’idea di demolirlo? Era un pisciatoio a nicchia a due posti (si potrebbe dire ‘a due piazze’?) sul muro dal lato del comune e non aveva nessuna protezione per celare quello che gli uomini stavano facendo. Poteva succedere che quando uno stava li si trovasse affiancato da un amico con lo stesso bisogno ed immancabilmente uno dei due avrebbe detto:

“Chi non piscia in compagnia è un ladro od una spia.”

Io abitavo a forse 50 metri di distanza, m’arcordo benissimo un forte odore come d’urea spesso mischiato a quello del disinfettante biancastro che occasionalmente ci gettavono a paiolate. Oggi mi domando se ci furono dei personaggi famosi che andando a vedere La Resurrezione decisero ch’era una buon’idea fare ‘na fermatina. Forse ho fatto la pipi dove l’hanno fatta anche Aldous Huxley e Bernard Berenson. Ma quest’ultimo mi sembra improbabile, un signore che portava la lobbia non si sarebbe mai fermato in tal posto.

2)

Via Giovanni Buitoni all’incrocio con la Via Maestra, anche questo sotto un arco che per fortuna nessuno a buttato giú. Come l’altro era un pisciatoio a nicchia a due posti, senza alcuna protezione. Si raccontava che un ben conosciuto signore del Bogo di cui non m’arcordo il nome, trovandosi a far il suo bisogno e vedendo una signora di sua conoscenza passare, galantemente si tolse il cappello con la mano libera per salutarla… e lei si offese!

3)

Appana fuori Porta Romana, sulla destra entrando al Borgo, non lontano dalla bottega di Washington, o meglio Vasinto, il mitico biciclettaio che pareva sempre arrabbiato con il mondo. Forse era quell’odore che lo metteva di cattivo umore. Mi sembra che fosse ad un posto, estremamente maleodorante e non ci andavo mai. In verità non me n’arcordo bene, spero che qualcuno mi scriva in proposito La sua chiusura è stata provvidenziale per Silvano. Adesso si può godere dei bellissimi tramonti, tranquillo nel suo terrazzo sovrastante la porta senza gli effluvi puzzolenti dell’acido urico che salirebbero fino a lui dall’orinatoio sottostante.

4)

1977, l’ultimo pisciatoio a Porta del Ponte

Porta del Ponte, dal lato del Campo di Tiro dei Balestrieri, non lantano dalla pesa pubblica di Beppe Giorni. Questo pisciatoio era di cemento e sembrava una casamatta dove piazzare una mitraglatrice. Penso che sia stato l’ultimo ad esser demolito. Ho scattato questa foto nel 1977. Sapevo che non sarebbe durato a lungo.

 

E ora? I vespasiani non ci son piú.

Gli amministratori pubblici decisero che erano una vergogna puzzolente, roba da terzo mondo e a parte il fatto che era un servizio pubblico gratis, non c’era nessun incentivo a pagare qualcuno per mantenerli e a tenerli puliti. In fondo qualche secchiata di disinfettante non doveva esser un gran spesa, ma forse non c’era piú nessuno che voleva questo lavoro di piscia, neanche un extracomunitario illegale.

Anche se sono fuori moda e discriminatori, devo ammettere che mi mancano, anche se poi non credo che li userei ad eccezione di casi estremissimi, quando proprio non ce la faccio piú.

Mi è stato detto, non ne ho esperienza diretta, che il problema sono i sabati sera e le varie notti bianche quando il Borgo viene invasi da giovanotti arrappati e da ragazze in minigonna e traballanti nelle loro scarpe con tacchi a spillo da capogiro. Passano da un locale all’altro, beveno in abbondanza e non ci son posti sufficienti per soddisfare gli effetti diuretici della birra, che finisce in rigagnioli giallastri lungo i muri e qualche volta anche nelle porte delle case. Con i vespasiani si sarebbe potuto risolvere almeno la metà del problema.

2002. l’ultima volta a Bayeux, ma faccio finta.

Una diecina d’anni fa andai a Bayeux in Normandia per vedere il famoso arazzo della regina Matilde, ed in un angolo del parcheggio trovai che ancora c’era un vespasienne a due piazze discretamente nascosto da un’alta siepe. Era un’occasione unica ed anche se questa volta non ne avevo bisogno corsi subito là facendo finta (è vero: faccio finta!) di farla. Erano forse passati quarant’anni da quando c’ero stato l’ultima volta e avevo sentito quel caratteristico odore dell’urea che si sta trasformando in ammoniaca. Pascale pronta al varco e a miai insaputa scattò la foto commemorativa dell’evento. Due anni fa son’artornato a Bayeux e riparcheggiato la macchina nello stesso posto. Sono andato subito a vedere se c’era ancora ed ho scoperto con un po’ d’amarezza che anche gli amministratori locali avevano deciso ch’era diventata un’istituzione anacronistica.

A Parigi, ma di certo ci saranno anche d’altre parti, ho visto delle strutture d’acciao inossidabile che sembrano delle navicelle spaziali pronte al decollo. Una volta in un momento in cui non potevo rimandarla ho dovuto mettere la moneta per accedere e quando mi son trovato dentro quel cubicolo sterile e bianchissimo ho avuto una forte sensazione di claustrofobia. Non avevo piú la soddisfazione di quel distinto signore avec le chapeau melon che tanto tempo fa la face ammirando le torri di Notre Dame. Che emozione!

Considerando che tutti noi la debbiamo fare: uomini e donne, ricchi e poveri, belli e brutti e giovani e vecchi (questi piú spesso) abbiamo bisogni di queste strutture. I McDonald non son dappertutto. Mi sorprende che nessun partito politico abbia inserito nei suoi programmi dei piani ben precisi per allargare e sviluppare nuovi vespasiani bisessuali da proporre alle masse. Questa si che sarebbe una buona iniziativa di merda.

Poi i geni dell’informatica di sicuro dovrebbero sviluppare un’applicazione per l’iPhon con il GPS per localizzare il vespasiano piú vicino, ma forse questo esiste già.

Citte, m’arcomando ‘n fate le timide, arcotatime le vostre storie!

 

5 febbraio 2012, Marblehead, MA USA

ftbraganti@verizon.net

Facebook: Fausto Braganti

Skype: Biturgus (de rado)

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