105 M’Arcordo… due occhi e un piede
Diciamo che l’idea di questo M’Arcordo… è nata proprio scrivendo quello precedente su Anthony Clarke e la sua storia. E quello su Anthony Clarke? Questo l’avrei dovuto aver scritto almeno cinque o sei anni fa se non piú. L’articolo del giornalista inglese della BBC Tim Butcher che si è avventurato fino a Cape Town per la sua ricerca ed infine quello di Marco Gasperetti nel Corriere della Sera (27 dicembre 2011) sono stati decisivi. L’articolo di Butcher mi fu segnalato da degli amici che abitano in Inghilterra, ma come ho fatto ad avere l’articolo di Gasperetti a Marblehead, a 20 kilometri a nord di Boston? Non credo che a Seclì, provincia di Lecce, ci siano molti lettori del Corriere della Sera, ma questo non conta, basta che ce ne sia uno e che questo sia Giovanni, l’amico ritrovato. Letto l’articolo, conoscendomi bene, l’ha messo in una busta e me l’ha spedito. Allora ho capito che non potevo piú procastinare, era arrivato il mio turno.
Grazie Giovanni! E grazie Gasperetti e Butcher!
L’idee spesso sono come i funghi, germinano all’improvviso e sembrano comparire dal nulla, speriamo che questa sia un porcino e non un prataiolo.
Il prof. Gino Franceschini, che era anche il preside del Liceo Scientifico Piero della Francesca, puta caso, di Sansepolcro, una volta ci disse (1956-57) che La Resurrezione non era un opera religiosa, ma piuttosto un’opera politica:
“Basta guardare dov’è locata, quella parete non è mai stata in una chiesa. Quella era la sala dove si riuniva il consiglio cittadino, nel Palazzo dei Conservatori.”
Ci parlò a lungo di Piero e della sua opera ed un giorno ci portò anche a vederla. La pinacotecha, come si chiamva allora, era a meno di cento metri dal liceo: ragazzi fortunati, anche se poi per noi quello che davvero importava era il fatto che s’usciva di classe, almeno per un’ora. Certe volte mi vengono dubbi: ma fu proprio lui? In fondo anche questo non è importante, quello che conta per me è il contenuto di quello che ci disse. Il fatto che non mi son mai dimenticato di quell’affermazione cosi categorica ha col tempo influenzato profondamente la mia percezione dell’opera, poi anche arricchita da tante inevitabili esperienze successive. Quindi quello che dico è solo frutto delle mie emozioni soggettive e queste sono completamente all’opposto di quello che scrisse Austin Henry Layard, esploratore e viaggiatore inglese della metà dell’Ottocento, a proposito della Resurrezione, come riportato da Gasperetti nel suo articolo.
Entrando nella sala io mi sento subito catturato da quei due grandi occhi tondi del Cristo Resurretto che mi fissano, e sembrano seguirmi in tutti i miei movimenti, ovunque io vada.
Forse proprio per farcelo sentire reale e quindi piú accessibile Piero ha scelto le sembianze d’un contadino delle nostre parti, come ancora ci diceva il prof. Franceschini e questo è quello che m’arcordo di piú, che mi colpì.
Ogni volta che torno mi sembra che Cristo sia stato li ad aspettare proprio e solo me, per tutti quei secoli, e mi sembra che mi dica: “Ma dove sei sato”. Il suo messaggio è semplice, reale e diretto, e non voglio offendre la sensibilità di nessuno dicendo che mi ricorda certi manifesti propagandisti della Grande Guerra che invitavano i giovani ad arruolarsi. Certo Cristo non ha i baffi di Lord Kitchener.
“Uomo! Questa è la tua ora, svegliati e resurgi! Seguimi!”
Quel Cristo non è un Cristo Pantacratore lontano nella sua iaratica maestá capace solo d’incutere paura, non è un Cristo dalla figura idealizzata che svolazza fra nuvelette bianche mentre angeli trobbettieri ne annunciono il suo ritorno in cielo. É un Cristo dal piede forte, fermo sul sarcofago. Ci annuncia che lui non volerà via nell’astratto, lui rimarrà per terra al nostro fianco ed è con noi pronto per la battaglia della vita quotidiana. Impugna imperioso lo stendardo di San Giorgio, e come il santo guerriero ammazzadraghi, lui spazzerà via i veri nemici dell’umanità: supestizione ed ignoranza e quelli che le diffondono.
Pascale, mia moglie che non ha mai conosciuto il prof. Franceschini e che ha conosciuto Piero attraverso i libri di scuola prima di venire al Borgo con me, ha raggiunte certe sue conclusioni indipendentemente senza esser influenzata dal mio dire. Lei vede quel piede sulla sponda d’una barca che ha appena attraccato, Cristo è pronto a scendere a terra, in mezzo alla gente comune e con l’intenzione di starci.
Nel lato destra dell’affresco la natura si sta rigenerando e questo è la conferma del suo messaggio di speranza, la natura che ogni anno si rinnova con la primavera. Non sappiamo se i soldati che sono ancora addormentati si sveglieranno. Rappresentano loro il potere repressivo dei potenti che opprimono ogni anelito di libertà? Sappiamo che ci saranno sempre quelli che dormono, quelli che hanno paura della ragione. Noi abbiamo sentito il suo appello, il suo messaggio, resurgeremo con lui e lo seguiremo.
Questo non ce lo disse il professore, questo lo dico io. Non sono un critico d’arte e neanche uno storico, ripeto queste sono solo le mie impressioni, frutto anche di tante esperienze successive, le mie sono solo emozioni che si sono sviluppate nel tempo ed il fatto che abito lontano è diventato un fattore importante. Le mie visite al Cristo Risorgente sono una tappa obblicatoria ogni volta che vengo al Borgo, necessaria a riempire quel vuoto che si è creato col tempo e la distanza.
In casa ho molti libri su Piero, alcuni li ho letti ed altri hanno accumulato polvere negli scaffali. Scrivendo la storia di Clarke ho riletto solo Huxley e Morton, intenzionalmente non ho voluto leggere altro, ho cercato d’essere il piú spontaneo possibile e non farmi influenzare dal pensiero degli altri.
Dato che in questo M’Arcordo… sono andato avanti facendo ipotesi ne voglio fare ancora un’altra: sono sicuro, e questo è un atto di presunzione, che Piero conosceva ed aveva letto il “De Rerum Natura” di Lucrezio, da poco riscoperto da Poggio Bracciolini. Questa fu forse la scintilla che iniziò l’Umanesimo con tutte le sue conseguenze che sono arrivate fino a noi influenzando il nostro pensiero. La lettura e riscoperta dell’Epicurismo lucreziono incrinò quello che sembrava l’indistruttibile tempio della fede per metter le basi a quello della ragione che “che squarcia le tenebre dell’oscurità”. Non dobbiamo svolazzare troppo in cielo, rimaniamo con i piedi per terra.
E questo per me è un elemento fondamentale in tutta la sua opera, e non lontano da Sansepolcro ne troviamo un’altra prova: la Madonna del Parto di Monterchi. Ma chi aveva mai osato dipingere una Madonna incinta e dalla veste sbottonata? Io non so se ce ne siano altre simili precedenti. Forse, ma fu certo un atto rivoluzionario. La Madanna rappresentata è un’adolescente che potresti incontrare per strada. É una donna vera, sbocciante.
La Reserrezione non appartiene nè al Borgo, nè ai noi Borghesi, noi abbiamo avuto solo la fortuna, forse sarebbe meglio dire il caso, di trovarcela in casa e da questa nasce la nostra responsabilità di mantenerla, di proteggerla e di renderla accessibile. Appartiene a tutti, a tutti quelli che trovandosela davanti ne sentono un messaggio che prevalica lo spazio e il tempo.
Di certo non appartiene ad un Borghese che incontrai non molto tempo fa; questi da anni abitava nella strada che porta il nome di Anthony Clarke e dopo qualche battuta capii che non sapeva chi questi fosse. E quello che mi rattristò ancora di piú fu il fatto che quando in poche parole cercai di raccontargli di lui, mi fece chiaramente capire con il suo sguardo annoiato che non gliene importava proprio niente. Quando feci un breve accenno alLa La Resurrezione mi guardò incerto, lui l’aveva vista nelle cartoline e questo per lui era piú che sufficente. Non credo che la nostra breve conversazione gli fece cambiare idea, lui ancora non ha avuto la sua Resurrezione, ma neanche la cerca e sta bene così.
Si può vivere anche senza La Resurrezione.
Invece La Resurrezione appartiene ai Seamans, Beverly e Donald, un’aziana coppia di Marblehead. Da molto tempo, e lo fanno quasi ogni anno, ritornano al Borgo, e questa per loro è una scelta: vogliono rivedere Piero e scoprire ancora piccoli e grandi segreti della nostra terra. Ci sono quelli che trovono conforto e speranza andando a San Giovanni Rotondo ed altri che preferiscono ritroversi davanti a quel Cristo che sembra aspettasse proprio loro.
Ferse per i Seamans c’è anche un’altra ragione, diciamo epicurea per onorare ancora la memoria di Lucrezio: non c’è solo La Resurrezione che li aspetta, ci sono anche Alessia ed Alessio pronti ad accoglierli con la loro elegante ospitalità e le portate nostrane piú classiche; tutto questo li fa sentire come se tornassero a casa d’amici generosi e non in un hotel.
Queste sono state alcune riflessioni sulLa Resurrezione nate da emozioni antiche che si sono sviluppate nel tempo e sono solo le mie. Debbo concordare con quello che scrisse Cesare (?) “Gli uomini credono in quello in cui voglione credere” ed io sono solo uno dei tanti. Ognuno rimane un individuo davanti all’opera d’arte che ti emoziona e questa rimane un’esperienza soggettiva anche se il linguaggio espressivo è comune a tanti, e non è fissa e spesso si evolve e cambia col tempo, e di questo ne parlerò un’altra volta, forse, scrivedo su Guernica di Picasso.
Ed ora c’è un appello per voi citte e citti del Borgo o meglio un suggerimento, una raccomandazioen: non date La Resurrezione per scontata, sapete che è attaccata al muro e vi basta, andate a rivederla, andate a visitare quel Cristo come fosse un vecchio amico e andateci spesso.
2 aprile 2012, Marblehead, MA USA
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