122 M’Arcordo…la lapide del Monumento ai Caduti
Tempo addietro scrissi un M’Arcordo … sul vecchio Monumento ai Caduti, quello che fu smantellato all’inizio della guerra (1940) per recuperare il bronzo da usare nell’industria bellica. Portarono via anche l’inferriata che lo circondava.
Come ho già raccontato il monumento fu inaugurato il 28 giugno del 1925. Era l’opera dello scultore Giulio Robbiati, di cui non son riuscito a trovare nessuna informazione, e fu svelata davanti ad una gran folla. E tra tutta quella gente c’era anche la mi’ mamma, che aveva dieci anni e faceva parte della guardia d’onore, e recentemente ho ritrovato il diploma che lo attesta. Il mi’ babbo non c’era, lui era in Libia, nella campagna di riconquista della colonia.
Il piedistallo, un cubone di pietra grigia da cui uscivano degli spuntoni di ferro che penso fossero parte della struttura interna (lo scheletro) del monumento, sopravvisse fino alla fine degli anni cinquanta. Questa data la posso confermare con certezza, il dietro del monumento, d’inverno quando fa buio presto, offriva un luogo appartato e nascosto, ideale per pomiciare. Odiavo quando a primavera le giornate s’allungavano.
Solo sul davanti era sopravvissuta la lapide di bronzo con il bassorilievo di due figure addolorate che si piegano sull’urna. Tipico esempio d’Art Deco con nessun simbolo religioso, anche se il vescovo Pompeo Ghezzi (al centro nella foto) presiede alla cerimonia. Diciamo che il riavvicinamento fra Stato e Chiesa era già iniziato, il Concordato non era lontano.
Riguardando la varie immagini usate in precedenza ho notato qualcosa di strano che non avevo visto prima. Nella prima foto, quella col il vescovo, si vede chiaramente che ce n’è una di lato, immagino che ce ne fosse una anche su quello che non si vede.
Ma quando sono sparite queste placche? Infatti nelle susseguenti immagini non ci son più. Perché? L’unica supposizione che mi viene in mente è che le immagini dei bassorilievi fossero in qualche maniera non gradite al nuovo regime. Per esempio certi nudi femminili sempre cosi sinuosi e sensuali (ricordate l’immagine della donna nuda, oserei dire erotica, dei 20 centesimi?) comuni nello stile Art Deco non erano graditi dopo il Concordato del 1929. Diciamo pure che questa mia idea è un po’ fantasiosa, ma non ho niente di meglio. Spero che qualcuno mi possa aiutare nel risolvere questo piccolo mistero.
Allora ma perché riscrivo tutto questo? Anche se son lontano ho sentito che in varie occasione a Sansepolcro c’è stato un certo interesse sul vecchio monumento ai caduti come in “C’era una volta al Borgo” di Michele Rossi Flengi. Me sono arcordato d’aver visto quella lapide bronzea nel Museo della Resistenza, che fosse stato Odilio Goretti quello che l’aveva recuperata quando il piedistallo fu smantellato? Non lo so.
Quello che so è che è un vero peccato che una tale testimonianza di tutta un epoca, simbolo dell’ultimo sacrificio di chi mori nella Grande Guerra non venga esposta in un luogo ben più visibile.
Perché non metterla in un muro del cortile del Palazzo delle Laudi? Magari con una cerimonia il prossimo 4 novembre?
Prometto ch’artonno!
Nella lapide ci son vari fori, almeno sette, di pallottole, conseguenza di combattimenti dell’estate del ’44.
Ringrazio Libero Alberti che mi ha aiutato a ritrovare questa fotografia ed ringraziamento speciale va ad Enzo Mattei, il fotografo che ha colto quest’immagine.
14 giugno 2014, Marblehead, MA USA
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