Secondo Tempo
Poi c’era, e c’è ancora, il Cinema Teatro Dante, in Via XX Settembre verso Porta Romana, che in quegli anni era piuttosto malandato. Le attivitá teatrali ed le rappresentazioni operistiche erano quasi inesistenti, e funzionava come cinema. Era proprietá e credo lo sia ancora, assieme al “Circolo delle Stanze”, dell’ Accademia dei Ricomposti (si chiamano così?). Ma questa è un’altra storia. C’era la platea e quattro piani di palchi, ed il palco reale al centro, sopra la porta d’accesso alla sala. Sopra al palcoscenico era calato lo schermo bianco per i film. I palchi dei primi due piani erano ancora proprieta’ degli accademici, mentre i due piani piu in alto, conosciuti come “il loggione” erano aperti al pubblico, per un costo inferiore alla platea. Anche questo, come la “piccionaia”dell’ Iris, era meta degli innamorati espansivi. I palchi piú in alto e laterali permettevano anche piú riservatezza per quelli che andavano al cinema con nessuna intenzione di vedere il film. La porta del gabinetto al secondo piano non solo non si chiudeva ma aveva anche un gran buco dove una volta c’era stata la serratura. Dei ragazzi si appostavano per vedere quando una ragazza andava al gabinetto e subito correvano a spiare. Si, confesso, ci sono andato anch’io! Che emozione! Dopo aver comprato il biglietto si doveva passare sotto l’attento controllo del Maggini, che credo facesse il calsolaio a Porta Romana, che era là pronto a strappare i biglietti. Parte integrante del Dante erano due sorelle, “le Postine”, sempre molto gentili, ma purtroppe brutte e zitelle. Loro padre, “il Postino” ai miei tempi giá morto, era stato il custode del teatro per una vita ed aveva abitato con la famigla nell’ appartamento nel sottotetto del teatro. Vi si accedava da una porta sulla piccola strada laterale. Si saliva fino in cima la scala che portava anche alle Stanze, che erano al secondo piano. Tutti le conoscevano come le Postine. si chiamavano l’una Annetta (la più brutta) l’altra Rosina (la meno brutta, si fa per dire).Facevano anche le lavatrici e stiratrice di trine, tovaglie con merletti e stoffe delicate; sono state le ultime, che io abbia conosciuto, capaci di stirare impeccabili colletti a becco inamidati per la camicia dello smoking. Una delle Postine era sempre presente accanto al Maggini strappabiglietti; la sua responsabilita’ era di dare la chiavi dei palchi ai proprietari (gli Accademici) quandi questi si presentavano per andare al cine. Il Landini, un sopravvisuto della campagna di Russia, era l’operatore cinematografico ed era famoso perche’ si diceva che spesso si addormentasse sul lavoro. Durante questi pisolini, che poi erano pisoloni, non cambiava prontamenete la pizza del secondo tempo, allora il pubblico cominciava a gridare, chiamandolo per nome e spronandolo a fare il suo lavoro. Le proiezioni, come all’ Iris, cominciavano alle 2 del pomeriggio la domenica ed alle 8 di sera durante la settimana. La differenza era il sabato: al Dante il primo spettacolo era all 5 e spesso noi ragazzi andavamo a questo. Durante gli spettacoli veniva aperta una porta, vicina alla biglietteria che dava accesso al Caffe del Stanze, ma noto come il caffe del Batti. Così anche quì, durante gli intervalli si poteva correre a prendere un gelato od una bibita. Durante il periodo di carnevale c’erano i veglioni. Il piú prestigioso, elegante ed attesissimo dalle citte del Borgo in cerca di marito, come diceva la mi mamma, era “Il Veglione dell’Edera”, organizzato dal Partito Repubblicano. Tutte le signore e signorine sfoggiavano abiti eleganti e scollatissimi. Molti di questi arano il frutto della fantasia e creatività dell’ Etrusca, gran sarta per signore. Gli uomini si presentavano impeccabili nei loro smoking. Tutto il Borgo bene doveva essere presente. Al mi’ babbo piaceva ripetere la battuta: “il Partito Repubblicano ha piú gente ai veglioni che votanti all’elezioni”. Poi c’era il Veglione dei Balestrieri, ma questo non ero cosi elegante come il primo, aveva un tono piu’ casareccio. Verso il 1965, piu’ o meno, sotto la guida del Colonello Luigi Monti, il teatro venne totalmente ripulito e restaurato, e per celebrare l’evento per sua nuova ritrovata eleganza, ci fu un gran veglione per l’ultimo dell’ anno, con cena servita in platea. Per l’occasione ‘l mi’ babbo mi disse che era ora che avessi lo smoking e me lo compro’, le postine mi stirarono la camicia con lo sparato inamidato; cosi rigido e impettito mi sembrava d’ essere un cavaliere con l’ armatura. Questo fu il suo ultimo regalo: il babbo morì improvvisamente 5 giorni dopo.
Non tutti i ricordi del Borgo sono belli. Proprio al Dante, forse avevo 12 o 13 anni, un conoscente, un cosidetto amico di famiglia, mi venne vicino e si sedette accanto a me. Ero seduto in platea. Cerco’ prima di toccarmi e lo respinsi; poi mi prese una mano e cerco’ di farsi toccare. Diedi uno strattone e corsi fuori dal cinema, traumatizzato. Non lo dissi a nessuno, mi vergognavo, era come se in qualche maniera fossi stato io il colpevole. Fu un’ esperienza terribile e solo oggi, dopo piu’ di 50 anni, ne posso parlare senza timore, e questa e’ la prima volta che lo faccio, pubblicamente. Mi sento ancora tanta rabbia addosso, specialmente quando rivedo la sua immagine in mezzo a tanta gente in foto di gruppo, o quando sonto chi lo ricorda come una persona simpatica.
Verso il 1950, fu aperto il cinema all’aperto Biturgia, ma non durò molto,. Lo spazio per questo fu ricavato in un orto, dietro un alto muro, fra due case nel lato nord del giardino del Piazzone,. I film al cinema Biturgia erano preistorici e si rompevano spesso. Il biglietto era economico ed ogni sera c’era un film differente. Le sedie di legno erano durissime e sui lati ancora c’erano ancora dei meli, ed i ragazzi piu grandi le coglievano. Ero geloso di quelli che avevano le finestre che davano sul cinema, potevano vedere il film gratis tutte le sere. Pochi anni dopo costruirono degli appartamenti su quell’ orto.
Dopo un paio d’estati, per essere competitivo, Libero del Cinema Iris, utilizzando un terrazzone di lato nel tetto dello stesso, aprì un altro cinema all’aperto, ma mi pare che anche questo non durò molto.
L’ultimo ad arrivare, verso il 1953-54 ma non son sicuro, fu il Cinema Aurora, meglio conosciuto come ‘l Cine dei Preti”, infatti nacque ristrutturando una vecchia chiesa attaccata al seminario in Via Pier della Francesca. Il cinema fu utilizzato anche per iniziative culturali indirizzate agli studenti. Fu proprio al Cinema Aurora che per la prima volta appresi che c’erano altri film, oltre a quelli dei pirati e dei cow-boys. Fu proprio lì che vidi per la prima volta i film di Fellini; seguiva poi una discussione coordinata da un professore di lettere di Citta’ di Castello. Questo stesso professore, al tempo di “Lascia o Raddopia”, fece da presentatore per un’edizione locale del popolarissimo gioco. Enrico (oggi meglio conosciuto come Luigi) Falasconi ancora bambino, accolse l’ammirazione di tutti per la sua conoscenza della storia romana. Ci furono altri giochi ed io vinsi £ 5.000, una piccola fortuna, per avere riconosciuto la Madonna di Senigallia di Piero. Con quei soldi mi comprai una macchina fotografica dal Livi. Era la primavera del ’57. Un evento importantissimo accadde proprio al Cine dei Preti: il mio primo bacio al cine! Era un caldo pomeriggio d’una domenica d’estate. Anche se quello non era il mio primo bacio, il fatto che ci baciammo al cine mi dette un’emozione particolare ed intensa. Mi sentivo grande.
La domenica pomeriggio, durante l’anno scolastico e specialmente d’inverno, era tristissima. Uscivo dal cine verso le quattro ed il cielo cominciava già ad inscurirsi. Le mie fuge in luoghi lontani e misteriosi, le mie cavalcate, i miei incontri con donne bellissime, le mie battaglie vittoriose erano state solo delle brevi illusioni. Lentamenete e malinconico mi avviavo verso casa in Via della Fiorenzuola: ancora dovevo fare i compiti. L’idomoni era il lunedi’.
Fine
luglio 7, 2012 alle 7:56 am |
il Maggini faceva il falegname in via del forno e aveva la bottega di fronte alla mia abitazione e vicino a qu
ella dei Bernardini
luglio 7, 2012 alle 8:56 am |
grazie Enzo per il tuo commento
gennaio 27, 2013 alle 8:31 am |
Fausto le “postine” si chiamavano l’una Annetta (la più brutta) l’altra Rosina (la meno brutta). Anche io ho fatto la cassiera al Dante quando c’era, il sig. Franceschini prima e il col.Monti poi,per un periodo di tempo finchè non trovarono una nuova cassiera. Io infatti già lavoravo alla Buitoni e quello era il mio secondo lavoro(adesso non si potrebbe).
gennaio 27, 2013 alle 9:22 am |
Grazie Didima! Ora che me lo dici, mi ricordo i nomi.
In che anno Il colonnello Monti riprese le redini a nome dell’Accademia e fece fare tutti i lavori di restauro? 1965-66? Fu davvero un bel lavoro, il teatro ritorno’ a lustro.