‘na volta s’andava da lo Sgoluppi.
Un giorno di maggio del 1944 la mi’ mamma, dopo avermi imbrillantinato ben bene, mi portò a farmi fare la foto dallo Sgoluppi. So la data solo perchè c’è scritto nel dietro della foto. Lo Sgoluppi aveva lo studio in fondo piazza, ed allora c’era ancora la Torre. Nessuno lo poteva immaginare che avrebbe avuto meno di tre mesi di vita.
Il fronte si stava avvicinando rapidamente; le truppe alleate stavano risalendo lungo la penisola. La guerra sarebbe presto arrivata al Borgo. Lo Sgoluppi fece di nascosto, dalla sua villa a San Casciano, le foto allo stablimento Buitoni in fiamme. Si era appollaiato nella terrazza sul tetto, di nascosto dai soldati tedeschi ed ufficiali, che osservavano la scena dal piazzale antistante.
I miei pensavano, nonostante la tempesta che si stava avvicinando al Borgo, che dovevo avere una fotografia ufficiale, quella sarebbe stata la mia prima fatta da un vero fotografo. Forse la volevano mandare agli zii o ai cugini in America, non l’ho mai saputo.
Quando fui nello studio vidi un uomo che si nascondeva sotto un panno nero dietro una gran scatola di legno, penso fosse lo Sgoluppi. Ebbi paura e mi misi a piangere. Per calmarmi mi diedero delle foto da guardare e cosi riuscirono a farmi la foto che potete vedere. Ci fu un’altra foto ufficiale, fatta sempre dallo Sgoluppi, da incollare alla domanda per sostenere gli esami d’ammissione alla prima media. Non volevano che ci fossero dei sostituti di persona. Non credo che al Borgo ci fossero altri fotografi.
Stablimento Buitoni in fiamme, estate1944.
In casa c’erano due vecchie macchine fotografiche: una piccola a soffietto che mio padre aveva usato in Libia ed una nera, sembrava una scatole delle scarpe, una Kodak lasciata dalla zia Jenny, prima che ritornasse in America. Non l’ho mai viste usare.
D’estate, cominciando dal ’47, si andava al mare a Riccione o a Miramere o a Cattolica. Lungo la spiaggia c’erano sempre dei fotografi itineranti che facevano gli arsomigli ai villeggenti. Camminavano in continuazione su e giù per la spiaggia sperando di trovare clienti. Così nel cassetto ci sono ancora foto che fanno la cronaca di quegli anni. Foto in bianco e nero di me con i piedi a mollo accanto a mia madre. In una foto c’é anche ‘l mi’ babbo che per sembrare più aitante aveva inalato profondamente per far sparire il buzzo. Ci sono quelle dove siamo seduti sul moscone facendo finta di remare. L’estate scorsa lungo l’affollatissima spiaggia d’Alessandria d’Egitto ho notato che li c’erano ancora dei fotografi itineranti. Un pomeriggio eravamo come al solito alla spiaggia quando un fotografo conosciuto si avvicinò concitato e disse a mia madre:
“Signora, prenda il bambino e corra subito all’albergo e non si muova. Hanno sparato a Togliatti. Ci saranno problemi!” e così ci ritirammo in camera. La sera sentimmo le grida di gente che marciava per le strade, sembrava che sarebbe scoppiata la rivoluzione. Ma la confusione diminuì ed andammo a dormire. Al mattino ritornò la calma.Togliatti non era morto e…Bartali aveva vinto il Tour de France. Ho spesso sentito dire che fu proprio la vittoria di Bartali a sbloccare la tensione che era nell’aria e la rivoluzione fu rimandata. Ho poi conosciuto gente delle nostre parti che finì in prigione per sedizione. Era il 14 luglio del ’48.
Lo Sgoluppi aveva una figlia e questa continuó con amore la tradizione di famiglia ma poi non la vidi piu’, Penso che per ragioni di salute smise di svolgere l’attivita’ e fu una gran perdita per il Borgo.
Verso la metà degli anni 50 Carlo Soriente arrivó al Borgo. Questi aprì lo studio per via Luca Pacioli, davanti al palazzo del Perugini. Aveva delle macchine più moderne, non più uno di quei grandi scatoloni di legno con il soffietto (oggi ne vorrei avere uno!) e divenne omnipresente in tutti gli eventi cittadini, a tutti i veglioni, al Palio della Balestra e matrimoni. Fuori Porta Fiorentina Attilio di Bacco aprì un altro studio fotografico, ma non lo frequentai molto.
Sempre i quegli anni circolavano le foto d’una bella citta del Borgo che aveva posato nuda. Io le vidi solo più tardi e ricordo che il suo gran cespuglio nero mi turbò, me ne sentii intimidito. Non so chi fosse stato il fotografo. C’è qualcuno che ce l’ha?
Poi nel ‘57 mi comprai una macchina fotografica, con i miei soldi. Li avevo vinti ad un piccolo concorso. Andai col mi’ babbo al negozio del Livi e scelsi una Comet, mi sembra si chiamasse così. E quello fu l’ inizio. Portavo a sviluppare i rullini per poi stampare le foto dal Livi. Soriente rimase l’artefice delle fotografie ufficiali e delle occasioni speciali. Per quanto ne so io, fu proprio Soriente che per il Palio della Balestra del 1960 fece la mia prima fotografia a colori, ormai un po’ sbiadita.
Palio della Balestra 1960
Da sinistra: Piero Melandri, Gianfranco Tanganelli, sconosciuto, Sergio Fiordelli, Fausto Braganti (senza barba e sbandieratore in coppia con Rinaldo Dindelli, che non é nella foto) Paolo Salvi e Giuliano Cesarini
Nel 1961 come regalo per aver passato la maturità i miei mi regalarono una Voigtländer Vitomatic. Fu gran salto di qualità e dovevo essere contento, ma in fondo ero po’geloso. Il mio amico Paolo Mariucci aveva avuto una Voigtländer Bessamatic, una di quelle in cui si potevano cambiare gli obbiettivi. E fu proprio Paolo, abitavamo nella stessa casa, che approntó una camera oscura in cantina. Quante ore ci abbiamo passato allo scuro!
Finalmente arrivó, si fa per dire perché lui al Borgo ci stava già, Piero Acquisti meglio conosciuto come Piero Mechina. Piero, forse stanco di fare i caffé al bar del su’ babbo Angiolino in piazza, decise di diventare fotografo. E fu ed ancora è un ottimo fotografo ed era bravissimo nella camera oscura, dico era perché non credo ci vada più. Anche ‘l Mechina si é digitalizzato. La mia defezione è avvenuta nel 2000.
Non sono stato bravo nel conservare e metter in ordine le mie foto. Mi consolo sapendo che lo sono stato almeno con le pellicole. Penso di averle quasi tutte e sono anche in ordine cronologico: dal primo rullino scattato nella primavera del 1957 al 2002, l’ultima volta che ho scattoto in bianco e nero. Dal 1977 ho avuto la mia camera oscura; ancora c’é, ma i ragni ci fanno la casa. Ho lavorato anche con vecchie foto e negativi di vetro. Tanya, mia figlia, già a sei anni passava ore ed ore in camera oscura aiutandomi e come me era sempre un po’ sorpresa del prevedibile miracolo dell’immagine che appariva nel bagno di sviluppo. Forse proprio per questo da grande ha scelto di fare la fotografa.
Nota conclusiva.
Ho avuto quì a casa mia per alcune settimane la figlia d’un caro amico. Lei orgogliosa e felicissima mi faceva vedere nel computer le foto della nipotina di pochi mesi. Una bambina semplicemente bellissima. Con il miracolo della nuova tecnologia possiamo in pochi secondi inviarci immagini, film, musica e scritti. E’ fantastico! Ma proprio questo miracolo mi ha fatto pensare, e non é la prima volta e tantomeno non sono il solo a pensarla così. Cosa rimarrà di tutta questa valanga d’immagini? In un muro del mio soggiorno nonni e bisnonni sopravvivono per merito di vecchie foto un po’ ingiallite, alcune hanno più di cent’anni. Quando la bambina sarà grande, quande lei stessa sarà nonna, avrà delle immagine della sua infanzia da far vedere? Saranno conservate in un maniera più duratura che la memoria d’un computer che può diventare obsoleto ed inutile?
Chissà quanti nuovi programmi inventeranno che saranno incompatibili con quelli che usiamo oggi?
Non mi piace dare consigli, chiamiamolo un suggerimento. Prendete una vecchia macchina fotografica, un rullino in bianco e nero, e fate delle foto ai vostri cari. Fatele stampare professionalmente in ottima carta fotografica. Avrete in mano delle vere fotografie. Credetemi, dureranno di più! Una alternativa é di trovare un buon fotografo e chiedetegli di fare delle foto in bianco e nero ed insistete sulla qualitá della carta, é fondamentale.
4 settembre 2008, Marblehead, MA USA I vostri commenti e correzioni a possibili inesattezze, scherzi della memoria, saranno apprezzati. Assieme possiamo ricostruire questo grande mosaico borghese. Mi raccomando, scrivete! Fausto Braganti
ftbraganti@verizon.net
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