Nel novembre del 1964 abitavo con Paolo Massi ed altri amici alla Pensione Parterre della signora Checcucci, in Via Pippo Spano, vicino a Piazza della Libertá a Firenze, ma questa è un’altra storia. Come al solito un giorno, dopo aver mangiato alla mensa di Via San Gallo, si ritornava verso la pensione quando facemmo una grande scoperta. In Via San Gallo c’era un magazzino dove si raccogliava cartaccie e cartoni. Speso entravamo in quella specie d’antrone dove in angolo c’era una pila di libri vecchi e ci piaceva spulciare nella speranza di trovare qualche cosa d’interssante. Quel giorno fummo fortunati, molto fortunati. C’erano dei vecchi quaderni legati con lo spago. Erano dei diari di guerra scritti a matita d’un certo ufficiale Morali, originario del Mugello. Erano diari della Guerra di Libia e della Guerra all’Austria come la chiamava lui. Questa non era ancora diventata la Grande Guerra e tanto meno la I Guerra Mondiale. Purtroppo non c’erano tutti.
Per pochi soldi comprammo i diari e tornati in pensione ci mettemmo a leggerli avidamente. L’impressione generale che ricordo é che lo scrittore era un tipo pignolo e meticoloso nella cronologia delle sue giornate e degli eventi, e raramente esprimeva i propri sentimenti. Doveva essere un avvocato e faceva parte d’una corte marziale. Purtroppo questi diari, che avevamo avuto la fortuna di salvare, sono nuovamente andati perduti. Ma qualcosa si é salvato: questo stralcio d’un diario d’un ufficiale austriaco che era stato tradotto e ricopiato ed inserito fra le pagine di quello dell’ufficiale Morali. Oggi ho la copia dattilografata che feci subito dopo il ritrovamento. Ci sono delle frasi non chiare e dei frammenti di frase e nome sconosciuti e probabilmente dall’ortografia errata.
Dal Diario della Guerra all’Austria di R.Morali
Giovedi 27 gennaio 1916, viene a trovarmi il Cap. De Prosperi (di Padova) di complemento, del quale ho giá parlato in questo diario, e che dalle trincee va in licenza a Padova. Me ne racconta di tutti i colori! Tutti, al fronte, sono stufi di questa guerra. E questo lo sapevamo! Mi conferma il fatto del fraternizzamento de’ nostri soldati alla trincea, co’ nemici. E pure questo lo sapevo benissimo!
Mi consegnò uno stralcio d’un diario trovato nel campo di battaglia, ch’io copiai avidamente e che unisco a questo diario. É un documento importantissimo, umano, scritto da un vero filosofo e che fa molto pensare.
Diario di un ufficiale austriaco (copia riservatissima)
COMANDO III.a ARMATA
(2.A Sezione Informazioni)
Diario di un ufficiale austriaco ignoto, rinvenuto sul campo di battaglia. Nota: Il diario è guasto dall’umiditá ed ha alcune pagine sgualcite – MANCA di 42 pagine. Va dal 13 luglio all’11 agosto (1915). É scritto in tedesco, ma la lingua lascia molto a desiderare sia in ortografia che per la grammatica e la sintassi. É evidente che chi l’ ha vergato non è tedesco: di fatti si legge a pagina 47 “son nato sloveno…”
Per quanto ricerche si siano fatte fra i prigionieri, non si è potuto avere notizia alcuna sull’autore si ha fondata ragione di credere che appartenga ad un ufficiale dell’ 87.º Fanteria, perchè in una nota menzione l’Alfiere Manfrussato dell’87.º Fanteria, 41.º Battaglione.
_______________________________________________
Testo:
…. faremo niente anche in seguito. É impossibile tener fronte ai Deport italiani coi nostri tubi da coduttura fuori uso. Che cosa sono veramente questi cannoni Deport? Non ne ho la minima idea. Ma devono essere qualche cosa di terribile. É ben vero che abbiamo alcuni pezzi da 305, ma tutto il resto si riduce a delle macchine da far rumore.
14 luglio – Il generale Cambronne ha legato il suo nome alla storia perché a gridato “merde” in faccia al nemico, io che ci vivo in mezzo da due mesi devo diventare per lo meno un semidio.
15 luglio – Gl’italiani cantano nei ripari per farsi coraggio, e perchè si sentono coristi da operetta anche in faccia alla morte…
18 luglio – Ho dormito due giorni. Fa bene essre rilevati per un po’. Si dice che Hein si sia ucciso. Pare si impazzito dalla paura. Lo si seppellirá oggi.
“Sará sepolto nel crocevia chi si sará suicidato” (Heine) I tedeschi hanno un solo vero, un solo grande poeta: Heine e non lo vogliono riconoscere. Goethe! Goethe! Verissimo, Goethe era un tedesco ma appunto per ciò non era un poeta. E va bene. Si dice che era anche un filisofo, grazie tante. Perchè ha messo in rima tante balordaggini è un poeta, perchè non si comprende ciò che ha poetato, è un filosofo. C’è più poesia in una stanza del Piccolo Testamento di François Villon che in tutto Faust.
Dove mi ha portato il povero Heine! Povero amico, sei stato un asino! Non avresti potuto aspettare la scheggia di granata? Oggi grandina. Incredibile quanto sparano oggi gli italiani. Credo che i capelli diventeranno bianchi a quelli che stanno in trincea.
20 luglio – Anniversario di Lissa. Me ne infischio. Messa da campo. “Gott erhalt” – “Weat am Rhein”. Discorsi politici. Il cappellano militare ha detto oggi tante messe che deve essere mezzo ubriaco del sangue di Cristo. Banchetti, discorsi, spumante, triplice evviva. Il Signor Maggiore si è ubriacato come una troia, e ha vomitato come uno studente. Qualche cosa di stupendo il patriottismo! E poi mi strapazza perchè non sono patriota! Pardon! Sono nato Sloveno, ho passato l’infanzia in Vienna, la prima adoloscenza in Bosnia, due anni a Budapest, tre in Svizzera poi a Parigi… e poi un povero diavolo dovrebbe sapere ciò che veramente è, ed essere per giunta un patriota austriaco .
21 luglio – Non è decente ciò che fanno gli Italiani. Non si è più sicuri in nessuna parte. Il diavolo se li porti. Oggi il Maggiore si è congratulato con me. La bocca gli puzza come il… contrario. Io mi dovrei essere comportato splendidamente di fronte al nemico. Avrò una medaglia per il mio coraggio. Ma chi dice che io ho del coraggio è un asino, e non capisce niente. Giacchè non è lo stesso aver coraggio e non aver paura. É quindi una qualitá negativa. Mah! Sarebbe troppo da un Maggiore volere che sia uno psicologo: è giá abbastanza che non sia un “cuologo”(?).
Di sera sono andato da Mariutta: 17 anni e giá un ciuffo di peli fra le poppe.
22 luglio – Questa notte devo rilevare gli Houvert del 17º. Ricevo rinforzi. Si dice di nuovo che lá è andato malissimo. Gli Italiani avrebbero fatto prigioniero un numero enorme di Houvert. Con questo fuoco d’artiglieria!
23 luglio – Porca di vita questa! Invece che a mezzanotte, ho raggiunto la trincea alle 4 e un quarto. Io credo che il caporale volontario di un anno, voleva farmi sbagliare strada. Una brava persona e colta. Si dice che se non fosse Italiano, sarebbe giá alfiere. Mi sorprenderebbe che non fosse così. Salve a mia Austria! Gli Houvert erano giá impazienti; se l’immagine di… Non è un gioco resistere per tre giorni sotto il terribile fuoco degli italiani. Seno dei gran signori quei bei tipi, e fanno spreco di munizioni. Succederá loro come ai Francesi. Veramente questa è una cosa che riguarda piuttosto loro ed io ho i miei pensieri coi quali rompermi il capo se mi fa piacere. Umanamente incredibile quello che succede quá: teste, zaini, gambe, zolle di terra, viscere, pietre, tutto vola in aria. É come se il mondo velesse ritornare al caos. I miei soldati sono come instupiditi e pallidi di terrore. Non basta che i porcaccioni che abbiamo rilevato, ci abbiano lasciato indietro i loro morti puzzolenti. Anche la maggior parte dei miei è giá fatta a brani dalle schegge. Se vale la pena di ridursi in tale stato per questi quattro sassi pidocchiosi del cazzo…
24 luglio – Notte terribile! Vorrei essere giá morto. Oh, non ci si fará ad uscir mai più da questa fossa, o ci si estrarrá pazzi. Penso ai pittori di battaglie e delle poesie del campo di battaglie! Vorrei conoscere il poeta capace di mettere in bella rima questi ventri squarciati, questi brandelli di carne, questi torsi stroncati, e la chiazze di sangue e brani di cervello.
Ho avuto comunicazione che un intero battaglione di Houvert si è arreso e che il tiro italiano ha prodotto gravissimi danni anche all’artiglieria. Stiamo freschi. Ore tragiche. Eppure bisogno che rida, non ne posso fare a meno.
Una scheggia di granata ha asportato i genitali al mio attendente. Eppure il mondo è cosi vasto…no, proprio li doveva far centro la granata italiana. Povero Zuenke, è certo che non andrai in giro a far vedere la tua gloriosa ferita, specialmente non la mostrerai alla bella del villaggio.
25 luglio – Ore infernali. Eppure la stanchezza mi aveva conciliato il sonno. Mi svegliai che era giorno, ma non fui destato dal rombo del cannone. Senti sulla guancia qualche cosa di caldo che scendeva verso la bocca, e mi penetrò nella bocca. Dio del cielo! Erano brani di cervello di un caporale che giaceva vicino a me col cranio scoperchiato!… Dio, Dio, mi liberorò mai più di questa orribile impressione?
26 luglio – Ci hanno rilevato. Lá è finita per me. Mi sento completamente demoralizzaro. Anche i miei uomini sono instupiditi del tutto, con gli occhi sbarrati, e tremano con fili d’erba. Ieri, nel pomeriggio ne lasciai andare alcuni. Probabilmente li avranno fuciliti.
28 luglio – Ho dormito tre giorni. Mi sento meglio. Di notte riterniamo in trincea.
29 luglio – Non è a dire quanto puzzino i morti! Da non poter resistere! Si apre la bocca per mangiare un boccone e si inghiotte puzzo concentrato di cadavere.
Accanto a me c’è un torso strappato col fegato nero, chiazzate di verde. Io verrei portare quá chi abbia un figlio in guerra. Io credo che in capo ad una settimana non ci sarebbero più imperatori, nè re, nè generali. E le poverette lá, a casa, credono che i feriti vengono curati e i morti sepolti con la croce ed il nome. Giá, cose che si vedono nelle figure della “Leipziger” disegante nello studio.
Ci si suiciderebbe se non si fosse del tutto ottusi e indifferenti. Vivere in mezzo a questa putritudine e a questo orrore! E il brano di cervello in bocca. Dio! Se ci penso mi pare di impazzire!
Niente rancio, niente acqua; e nella notte si sente si sente il concerto dei rospi e delle rane. Ciò inasprisce più la seta.
30 luglio – Se un Dio vedesse dall’alto questi solchi puzzolenti e stillanti di sangue, potrebbe pensare che madre natura ha il mestruo.
2 agosto – Il Tenente medico dice che non é cosa da prendere alla leggera. Ritornerá da me con il Maggiore medico. Io mi sento tanto male. Mah! Dicono che vaneggio tutta la notte. Il cibo mi nausea, ho sempre in bocca il sapere di cervello.
3 agosto – Mi si manderá in licenza per quattro settimane. Ció mi resta più gradito di qualsiasi medaglia. Oggi vado con Frik e Molmer a Nabresina da una ragazza. Il nostro battaglione ha perduto fin ad oggi 609 uomini, cioé 276 fra morti e feriti e 333 dispersi. Fra questi il Capitano, due Tenenti, due Alfieri morti, il Sottotenente ed il cadetto dispersi.
4 agosto – Si trova di rado un’armonia di linee come nella Gilda. Una deliziosa fusione di linee e nessuna esagerazione né nei fianchi né nel seno. E una schiena… straordinaria! La “Venere Giacente” del Velasquez non é più bella. Per quanto io preferisca le membra sode e rotonde della “Maya Svestita” di Goja. Ho mal di capo. “Re Fosco” * era troppo forte. Ci si accorge troppo tardi.
5 agosto– Non ricordo la giornata di ieri. Ho un mal di capo da impazzire. E una nausea del cibo. Se qualc’uno mi presentasse un piatto di cervella all’uovo e mi promettesse le più belle donne di tutti i tempi qualora io ne mangiassi, sia Elena, Eleonora di Poiten (?) e Madame Récamier**, io volgerei la testa dal piatto. Ho sempre in bocca quel cervello umano…
É triste! Mefistofele diventa sentimentale. E non puó ridere neppure di se stesso.
Visita del Maggiore Medico. Stasera mi si fará una inizione di morfina.
Altri 13 prigionieri italiani. É sciocco quello che si fa con loro. Si portano di quá e lá e sono sempre gli stessi. Io credo che siano quelli che abbiamo visto dieci giorni fa.
6 agosto – Oggi ho veduto per la prima volta i soldati dela Ladsturm con fucili Werndl***. Credevo di scoppiare dalle risa. E la baionetta che vi era applicata! É vero che gli italiani sono ancora alle lancie, ma l’ “antico” non é ridicolo, il “fuori moda” invece sì. Nessuno riderebbe dinanzi un cavaliere in armatura, di un borghese in frack e pantaloni a quadrigliati riderebbero anche i morti. Fucili Werndl! Si spara, poi si prega il nemico che per amor di Dio non si muova, poi si ricarica, si spara e così via.
Gravi perdite nel treno. Gl’italiani sparano senza posa. Oggi ho chiesto di Hem. É considerato disperso; ma lo si ritiene morto. Peccato! Un ufficiale valoroso, un uomo di cuore. Non si sarebbe detto che era un ungherese, e per giunta un ufficiale di carriera.
Pace alle sue ceneri!!
Per mare si va splendidamente. Un sottomarino ha silurato ed affondato la dreadnaugt (dragamine) “Conte di Cavour”. Così la trinitá italiana si trova unita ancora in fondo al mare: “Re d’Italia”, “Garibaldi”, “Conte di Cavour”.
Versavia caduta, Lublino presa. Banchetto alle 8 e mezza. Non ci vado. Il cantiere di Monfalcone in fiamme. Meravigliosa scena di guerra!
Pare che gli italiani sgombrano le loro posizioni. Frick dice che allo Stato Maggiore corre voce che essi preparino le trincee per coprire la ritirata.
Nell’ordine del giorno firmato dall’Arciduca Giuseppe é che un altro aeroplano nemico é stato costretto ad atterrare nelle nostre posizioni. Forse che urtó contro le sue corna…? Voglio farmi raccontare da Molmar la storia dello schiaffo al capitano degli Ussari che lo ave reso come un volgare “cocu”.
7 agosto – La “Conte di Cavour” si é trasformata in un sommergibile. Forse non é vero neanche questo, per quanto la Marina Italiana non valga niente. L’Ammiraglio capo é un alpinista!
Oggi per la prima volta ho visto che gli arei italiani sono di rosso di rosso, bianco e verde. Si dice che questa é ormai storia antica. Sará! Io non l’ho notato fino ad oggi. Cose simili mi sono del tutto indifferenti.
Piangerei dai dolori di testa, mi pare che la testa mi voglia scoppiare. Chi ha fatto la danza della morte nelle trincee e non é stato travolto, non ha che una sola via aperta innanzi a sé: la via del manicomio.
6 agosto – L’Ida puzza come un caprone ed ha le croste ai ginocchi. Ho schiacciato 18 cimici nei pagliericci.
Le contadine non guardano neppure i Drachen. Se fossero signorine di buona famiglia, verrebero meno dal desiderio.
9 agosto – Il mio attendente, il povero Zueke é morto (cancrena). Tanto non era un più uomo. E anch’io mi sento finito! Non riesco ancora a mangiare. Tutto ha sapore di cervello umano. Schifoso!
Il Maggiore Medico é stato ancora da me. Un uomo ruvido ma benevole. Che se io sia pazzo sul serio? Soltanto che mi fa delle domande Curiose. Forse perché incomincio credere alla vittoria finale degli Imperi Centrali.
La Russia ha tradito lo Slavismo, l’Inghilterra ha tradito il mondo, La Francia si é palesata più miserabile ancora di quanto si potesse supporre, e l’Italia si é lasciata sfuggire il momento buono. La Serbia é ormai daccordo con l’Austria per ottenere l’Albania settentrionale.
11 agosto – Ieri ho avuto la febbre, ed ho veneggiato tutta il giorno, ed oggi mi sento molto debole.
Sono sceso soltanto adesso per godermi il tramonto. I cipressi del cortile accanto sono tutti di porpora d’oro. Sono triste. Qualche cosa di dura come l’acciaio ha urtato contro la mia anima, e l’ha ridotta in frantumi.
Io siedi nell’aia, e la villana vecchia e magra scende ad attingere l’acqua e la versa nella vasca di pietra, perché i buoi ne bevano. Essa é come la guerra, che toglie gli uomini alle loro case e li versa nella trincea, perché la morte li beve.
…..”Dio punisca l’Inghilterra e la fredifraga Italia”…..
Se aspettiamo l’aiuto di Dio stiamo ferschi…
Maggior Generale De Nagy a Terwis. Se resta parecchio tempo fuori di casa….sará papá un’altra volta….
Ore 6 e mezzo. Pasta coi piccioni.
In una pagina si legge il seguente prontuario di lingua iataliana:
“Cara signorina, voi siete bella e mi piacete molto.” oppure
“Signorina,voi mi siete molto simpatica e discorrerei un pochino con voi.”
“In dove abitate? La vostra signora madre é sempre in casa?” oppure
“Quando vi potrei trovare sola soletta, per farvi un pochino di gradevole compagnia.”
“Voi avete occhi come stelle.”
NOTE SPARSE
Non v’é al mondo nulla di più stupido della guerra mondiale, giacché ognuno si troverá al punto di prima e dovrá pagare da solo e suoi debiti.
Io credo che dopo questa guerra molto teste coronate perderanno la corona se non la…testa! Luigi XVI aspetto con ansia i nuovi colleghi, e se avesse la testa riderebbe.
Non sono ancora in chiaro se l’ Alfiere Manfruzzato sia di sentimanti Austriaci o Italiani. Non entra in discorsi politici. Ho sentito dire che combatte senza entusiasmo. Ed io pure “moi aussi. Je m’en foute!”
É sciocco parlare di combattere. Stare rannicchiato nelle trincee ed aspettare una granata italiana che deve farci a pezzi non é combattere.
Se si sente Italiano deve essere tremendo quello che si sente dentro di lui, quando si trova in trincea.
Si dice che al di lá, dai “verdi”, ci sia mezzo Trieste nelle trincee; se fosse stato patriota, avrebbe dovuto scappare da tempo. Ad ogni modo vorrei guardare dentro la sua anima.
Non serve che i nostri ufficiali si vestano di color di fieno, perché traspare giá abbastanza il fieno che hanno nella testa.
Ció sia detto degli ufficiali di carriara.
Io credo che per molte fanciulle la guerra é la benvenuta. Sono state violate, ció che fa sempre piacere ad una femmina, ed ora possono godersi la vita ed hanno mille scuse per non farsi chiamare prostitute.
* Refosco e’ un vitigno autoctono diffuso in tutto il territorio friulano. Viene coltivato anche nelle campagne pianeggianti che circondano le vestigia dell’antica citta’ d’Aquileia. Da questo si ottiene un corposo vino rosso (informazione datami da Mario Besi)
** Madame Récamier. Bellissima dama del periodo napoleonico, la cui mitica
bellezza fu immortalata da David, questo si trova al Louvre.
L’estate scorsa ho scoperto un’altro ritratto di Madame Récamier di F. Gerard, questo si trova al Museo Carnevalet, sempre a Parigi e sempre bellissima. Forse il nostro ufficiali li conosceva tutti e due. E vorrei sperare che nel freddo e nel fango delle trincee l’immagine di lei gli portavano calore e speranza: un giorno anche lui avrebbe avuto ed amato una donna tale.
***dalla ricerche che ho fatto ho scoperto che il fucile Werndl era un vecchio modello prodotto nel 1873. Non aveva caricatore, una cartuccia alla volta. Il nostro Carcano ’91 lungo in confronto era un’arma modernissima.
9 nov. 2008, Marblehead, MA USA I vostri commenti e correzioni a possibili inesattezze, scherzi della memoria, saranno apprezzati. Assieme possiamo ricostruire questo grande mosaico borghese. Mi raccomando, scrivete! Fausto Braganti
ftbraganti@verizon.net
novembre 9, 2008 alle 4:07 PM |
mi piacerebbe fare due chiacchere e pensare di ricostruire il passato di mio padre in valtiberina ….non so niente di lui e ora non c’è più.
grazie comunque
novembre 4, 2012 alle 10:25 am |
[…] https://biturgus.com/2008/11/09/26-m%e2%80%99arcordo%e2%80%a6%e2%80%a6-del-diario-dell%e2%80%99uffici… […]