Fra le cose che arivano col Natale c’erano e ci sono ancora i cavallucci, e i cavallucci me piacevano, me piacevano dimolto. Sarebbe meglio dire che i dolci che venivan colle feste eran tutti boni, e quand’ero picino me domandavo:
”Ma perchè ‘n ci sono tutto l’anno?”
Andai a Siena per la prima volta colla gita del liceo e nella vetrina d’un negozio vidi panforti, ricciarelli e cavallucci; che sorpresa, li vendevano anche a Pasqua. Questa si che era ‘na bella cittá! Io i soldi per compralli ‘n ce l’avevo e me dovetti accontentare de guardalli.
‘n’America, almeno ‘n do’ sto io, da le parti de Boston, d’italiani ce n’è parecchi, ma de toscani o umbri semo pochini. Se ‘ncontri un toscano, e capita de rado, e gli domandi de ‘n dov’é, quasi de sicuro te dice che é lucchese, ma se poi insisti scopri che é de la Garfagnana, alora de risposta gli dici:
“Ah Garfagnana, terra de ladri e d’assassini!” e lui te sorride, ma sempre con po’ de stizza.
Quì si trova de tutto quello che é tipico del sud. Io per la prima volta ho mangiato i cannoli e gli arancini siciliani a Boston. A Brooklyn si trovano pane e panelle come se tu fossi a Palermo. Questo vale anche per le altre nazionalitá, qui si trova tutto de tutti, se ci sono quelli che te lo comprano. Ecco una grande prova della fondamentale legge economica della domanda e dell’offerta. Nessuno cerca i cavallucci, anche perché siamo in pochini a sapere che ci sono, così non c’é nessuno che li fa e che li vende. Si trova una specie di cantuccini come li fanno nel sud e li chiamano quaresimali. Son boni, con tante mandorle non puoi sbagliare.
Tanto tempo fa, quasi quarant’anni fa, quando stavo Londra, scoprì una nuova legge, anche se non proprio da trattato d’economia, “se vuoi qualcosa e non la trovi te la fai da te.”
M’é venuta voglia dei cavallucci. C’era una sola soluzione: me li dovevo far da me. Per essere sinceri c’è un responsabile o meglio unA responsabile: l’Anna Venturini del Piazzone. Anche lei come me ‘n’é sta al Borgo ed anche lei come me ha coltivato i suoi ricordi da lontano. É stata lei che mi ha mandato la ricetta de la su’ nonna Marianna. Anna mi detto che questa sua nonna aveva un quadernetto, il suo Cucchiaio d’Argento, dove aveva raccolto ricette importanti ed anche consigli utili come fare il sapone o come pulire cappelli Panama, le prioritá cambiano. Quando mi ha mandato la lista degli ingredienti è stata premurasa, immaginando possibili difficoltá nel trovare alcuni degli ingredienti, mi ha suggerito possibili alternative come questa: “2 bicchieri abbondanti di vin santo. Se non lo trovi, come immagino, puoi sostituirlo con un vino liquoroso marsalato o porto. In questo caso vengono fuori” los caballuccios.”
Il vinsanto ce l’ho, per l’esattezza due bottiglie: una me l’ha data Baldino de Castello ed una vecchia de’ Montalcino (Fattoria dei Barbi 1968 , penso sia un pezzo storico, ecco perché non oso aprirla). Quella del mi’ cugino Franco de la Pieve Vecchia l’ho belche finita, é ora d’artoranare al Borgo. Non ho osato aprirne una per preparare, per la prima volta, una ricetta di cui non potevo ancora prevedere i risultati. Ho usato 2 bicchieri di porto.
Ieri pomerigio, vigilia di Natale 2008, momento storico: ho mandato via tutti e ho fatto, tutto da solo, i cavalucci e forse, come ha inventato l’Anna, “los caballucios”. Pascale ha commentato, quando erano in forno, che l’odore era buono ed invitante e Tanya, quando è tornata da una cena con amici americani yankee, li ha guardati e ha detto:
“They look medieval!” penso che abbia ragione, non c’avevo mai pensato. Forse i giovani del Decamerone li mangiavano fra una storia e un’altra, e io ve li mando fra un “M’Arcordo” e un altro. Che presunzione! Paragonamme a Boccacio, roba da matti!
Ne ho assaggiati due, mi sembrano buoni considerando che era la prima volta. Sono un po’ duri, ma questo credo che sia normale anche perché non avevo la bustina d’ammoniaca. Per i miei gusti si sente troppo l’anice, la prossima volta ce ne metto de meno. Li mangeremo alla fine del pranzo, oggi.
Alora v’ardico Bon Natale e me ne vedo, ma ci s’arsente e magheri artorno a veglia, se me fete le castagnole coll’archermus e la canaiola bona pe’ maddalle giù, che se no’ s’empuntano ‘n tu la gola.
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P.S. aggiunto ‘n serata, alla fine del pranzo.
I cavallucci son stati un successo, specialmente con la mi’ suocera, quella americana, che compirá 95 anni dopodomani. Mona ne ha mangiati parecchi, e se n’è portato a casa un sacchettino. Erano un po’ duri, quindi li abbiamo dovuti mandar giù con del Sauternes. Vuol dire che li arfaccio, e ‘st’altra volta ci metto meno semi d’anice e li tengo ‘n forno de meno
25 dicembre, Natale 2008,
Marblehead, MA USA
Fausto Braganti
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