35A M’Arcordo (de Bernardo Monti)… ‘l Giornalino

            (nel mio “35 M’Arcordo…quando arivava il Natale” ho fatto un breve giornalino-smallaccenno ai “Giornalini” che uscivano in concomitanza del Natale. L’amico Bernardo mi ha inviato questo suo contributo, che aggiunge nuovi elementi alla mia storia. Lo apprezzo anche  perché ci sono informazioni e fatti a me sconosciuti  perché avvenuti dopo la mia partenza dal Borgo. A suo tempo Paolo Massi mi portó qui a Marblehead i due grossi tomi curati da Luigino Chimenti ed Enzo Mattesini con la raccolta di 70 anni di Giornalini, immaginate quanto gli  pesava la valigia. Questa é un’opera fondamentale, frutto del genio della nostra terra, oserei dire seconda solo alla Summa de Arithmetica di Luca Pacioli.) Fausto Braganti

 

 

 

Anch’io sono stato un redattore del giornalino. Il giornalino usciva
immancabilmente (voglia degli studenti permettendo) la vigilia di Natale e, mi
ricordo, che era sempre stato un appuntamento irrinunciabile dei borghesi. Come
hai detto, era di area “universitaria” o quantomeno studentesca, perchè era
anche indubbiamente per noi, una ghiotta occasione di rimpolpare finanze
esauste, consumate da cene e zingarate.

Entrai in redazione insieme a Sandro Rondoni, chiamati da Carletto Gnemmi che era rimasto “orfano” di Claudio Olivieri Giògiò e Monsieur Giovanni Testerini . Il Giògiò, vero fuoriclasse della scrittura, era per noi già un mito: capace da solo di impostare un giornalino in una nottata.

Suo naturale successore fu Sandro, anche lui un fuoriclasse, brillante redattore, rimatore arguto dalla battuta facile e pronta. Quei giornalini (inizio anni ’70) portano tutti la sua beffarda impronta. Il giornalino si finanziava con le pubblicità dei commercianti del centro storico, ma a volte capitavano cose curiose, qualcuno ci fermava e spontaneamente faceva una liberale donazione.

Consuetudine voleva che Andrea Pasquini, ogni anno, fermasse uno di noi e….”Citto! Oh quest’ anno mettime nel giornalino”. Raggranellavamo così un discreto gruzzolo, per quei tempi, e ci si potevano pagare le spese della tipografia. Anzi, ti dirò, un anno divenimmo anche finanziatori di un amico “grande” che ci pregò di dargli un aiutino. Mi sembra che fosse uno di quegli anni in cui non c’erano spiccioli di moneta e giravano biglietti di banca da cinquanta e cento lire. Un inserto
pubblicitario piccolo costava cinquecento lire!

Ci si riuniva in casa Gnemmi, in un bel quartiere di Porta Fiorentina, dove
si facevano le ore piccole e, francamente, le battute più belle erano quelle
che, per decenza, non si potevano pubblicare. La tipografia era a Trestina, del
“patron” Beppe Sabbioni, ci si andava spesso per correggere le bozze,
impaginare e così via.

Una volta ricevemmo la visita di alcuni cittadini abbastanza incavolati, che erano stati messi sul chi va là da una fuga di notizie su una presunta storia di corna. I ragazzi della tipografia erano diventati così tutti nostri divertiti complici e attendevano ogni anno il nostro arrivo. Avevamo naturalmente i nostri informatori, le gole profonde che sapevano e ci passavano notizie per lo più pruriginose e a volte così imbarazzanti per le quali si poteva rischiare la denuncia.

A Porta Fiorentina, mentre si faceva la raccolta della pubblicità, fummo inseguiti dai minacciosi “Draghi dei Sassi Rossi”, protagonisti di una storia di scoperte di coppiette, che volevano farcela pagare a suon di qualche cazzotto. Rischi del mestiere!

Le copie stampate, si andavano a ritirare stipando i sedili della sicento del mio babbo e già la mattina del Natale erano praticamente tutte vendute.

Poi anche noi “crescemmo” e pian piano passammo la mano, come era successo a chi ci aveva preceduto. Carlo lasciò e ci trasferimmo da Piero Laurenzi, poi toccò a me che terminai l’Università e feci il servizio militare. Sandro, mi
pare, continuò per un anno o due e poi anche lui smise. Tra l’altro, la
goliardia era morta da un bel pezzo, ma soprattutto il Borgo non aveva più
quell’anima di provincia che così bene Germi ha tratteggiato in “Signore e
signori”. Ci furono ancora un paio di epigoni del Giornalino, un po’ volgarotti
e neppure troppo spiritosi, ci fu tra l’altro uno strascico giudiziario a
sancire che i tempi erano definitivamente cambiati per tutti.


Bernardo

 

Sansepolcro

24 dicembre 2008 

 

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