M’arcordo che si cominciò a parlare dell’olimpiadi molto in anticipo. Si sarebbero svolte a Roma per la prima volta alla fine dell’estate del 1960. Nel 1956 c’erano state quelle invernali a Cortina d’Ampezzo, ma noi non avevamo la televisione e non conoscevo nessuno al Borgo che sapesse sciare. La settimana bianca non era stata ancora inventata. Per queste ragioni le seguii poco e vidi solo qualche gara andando al caffè. Mi piacevano moltissimo quelli che facevano i salti.
Le riviste, i giornali, la radio e la televisione ci tenevano aggiornati di tutte le meraviglie che stavano costruendo a Roma per i giochi. Ci sarebbe stato anche un Villaggio Olimpico per ospitare gli atleti di tutto il mondo ed anche un nuovo Stadio Olimpico. Era una questione d’orgoglio nazionale, era importante fare una bella figura. Mi sembra anche che stavano costruendo, e come al solito fra tante polemiche, l’aeroporto a Fiumicino, che poi non fu pronto al momento dell’inizio dei giochi.
L’unico del Borgo che conoscevo che avesse partecipato in qualche maniera ad un’Olimpiade, si fa per dire, era Luigino Chimenti. Infatti lui era stato, ma non ricordo in che anno, un tedoforo, ovvero uno di quelli che aveva fatto la staffetta della fiamma olimpica. Luigino ha ancora la torcia.
Poi venne l’estate calda del 1960. Il congresso del Movimento Sociale Italiano programmato a Genova per la fine di giugno, ai tempi del governo Tambroni, generò delle grandi manifestazioni organizzate dei sindacati, dai comunisti e socialisti. Ci furono violenti scontri con la polizia e ci furono i morti. La grave situazione gettava un ombra sulle Olimpiadi che sarebbero inizite dopo solo due mesi. I commenti del babbo eran negativi, temeva che il tutto sarebbe stato un fiasco. Si fa la festa e nessuno viene.
Tambroni diede le dimissioni e la Presidenza del Consiglio passò a Fanfani e la sitazione si calmò. E noi partimmo per Miramare, era tempo di vacanze ed io mi innamorai della Silvana, ma quella è un’altra storia.
Nel contesto dell’Olimpiadi erano stati programmati, per la settimana precedente all’apertura, delle manifestazioni di sport italiani storici; e proprio per questo i Balestrieri di Sansepolcro ed i loro amici “nemici” di Gubbio furono invitati a gareggiare in un palio straordinario a Roma, al Circo Massimo in notturna. Penso che il Dott. Alberto Droandi, direttore dell’Ente del Turismo d’Arezzo era stato quello che aveva sollecitato la nostra partecipazione. Penso anche che quella fu la prima vera sortita dei Balestrieri di Sansepolcro che con quelli di Gubbio avevano mantenuto la tradizione. Quelli di San Marino, di Massa Marittima e di Lucca si stavano appena svegliando e s’eran ricordati che ‘na volta eran balestrieri anche loro. Dedicai uno dei miei primi M’Arcordo… a quando i Balestrieri si misoro in costume https://biturgus.wordpress.com/06-m%e2%80%99-arcordo%e2%80%a6quando-i-balestrieri-si-misero-in-costume-per-la-prima-volta/?preview=true&preview_id=103&preview_nonce=b51a941721
Al Borgo iniziarono subito frenetici preparativi. Non c’era mai stato un corteo cosi grande, ci sarebbero stati nuovi costumi, che erano stati inspirati dagli affreschi di Piero della Francesca e ci sarebbe stato bisogno di tanti figuranti. Il maestro Petrucci era andato in pensione dopo 40anni d’insegnamento; era stato ufficiale nella Prima Guerra mondiale, con la sua lunga esperienza nell’Opera Balilla e la sua imponente presenza fisica, era la persona giusta per coordinare prima l’arruolamento della truppa, per poi addestrarla a stare in fila e marciare al passo. Ancora io non ero balestriere, ma giá da un paio d’anni avevo partecipato sia come figurante e sia come sbandieratore a varie manifestazioni. E dato che come sbandieratore non ero gran che, il maestro mi prese come vessillifero, non dovevo far nulla di molto ipegnativo: marciare e tenere la mia minibandira dritta.
Arrivò il gran giorno e riguardando un calendario del 1960 mi è stato semplice ricostruire che era il 20 agosto, il sabato prima dell’inizio dei giochi. Partimmo presto e credo che riempimmo almeno tre autobus, quindi circa 150 persone, tutti amici miei e fra tutti regnava una grande euforia: anche noi saremmo stati protagonisti del grand’evento, s’andava all’Olimpiadi ed erano in molti quelli che andavano a Roma per la prima volta.
Come in tutti gli eserciti la truppa aveva bisogno di mangiare. Arrivammo a Roma che era l’ora del rancio e ci portarono al Motel dell’Agip sulla via Aurelia. Anch questo fu un grand’evento. Era un grandissimo albergo, aperto da poche settimane, e ci sembrava uno di quelli che avevamo visto nei film americani. Credo che anche questo fosse una delle strutture costruite nel contesto dell’Olimpiadi. Il fatto che ci fosse la piscina non fu una consolazione per la qualitá del pranzo, infatti ci furono molte lamentele. Noi eravamo abituati male, la qualitá d’un pasto al ristorante veniva valutata facendo un confronto con quello che si mangiava a casa. Al Borgo si mangiavano ancora i polli ruspanti e non quelli dall’allevamento.

da sinistra: Sergio Fiordelli, Fausto Braganti, Paolo Salvi, Piero Poli, Franco Tanganelli (quello in piedi forse e’ Paolo Mariucci)
Dato che nessuno aveva il costume da bagno ci consolammo mettendo i piedi a bagno nella piscina, ma senza togliersi la cravatta.
Dopo il pranzo, dato che c’era tempo, ci portarono a fare un giro per Roma con l’autobus. Per molti anche questo fu un grand’evento: era la prima volta che videro il Colosseo o San Pietro, anche se solo dal finestrino, da lontano e di corsa.
Alla fine del giro andammo sull’Aventino, ci avevano messo a disposizione una scuola, non lontana dal Circo Massimo, dove avremmo potuto cambiarci e prepararci per la gran parata. Tutti furono gentili e pronti ad aiutarci a scaricare i bauli con i costumi. Poi arrivarono quelli di Gubbio ed assieme eravamo in tanti.
In ogni modo era presto, perchè la manifestazione sarebbe stata dopo il tramonto, e ci mettemmo ad esplorare un po’ il vicinato. Fu allora che per la prima volta scoprii un piccolo parco con una veduta panoramica eccezionale di tutta Roma. Anni dopo ho saputo che si chiama il Giardino degli Aranci. Ci sono andato anche l’anno scorso.
Venne l’ora di metterci in costume. Il maestro Petrucci, che come ho giá detto aveva un fisico imponente, era perfetto per indossare la gran cappa di velluto rosso del granduca: era sinonimo d’autoritá. Ma questa sua immagine per un breve momento corse il rischio d’esser disintegrata: il maestro non trovava le braghe. Si vede che nella grand’emozione dei preparitivi qualcuno s’era dimenticato di prendere la calzamaglia del maestro. Ci fu un momento di panico, lui era il regista del corteo storico, non poteva mancare ed allo stesso tempo non poteva marciare con i polpacci nudi, non era il momento giusto per fare il sans-culotte! Ma la creativitá umana non ha limiti: fu trovata una soluzione. Non so a chi venne l’idea, ma all’improvviso comparve uno dei bidelli della scuola con un barattolo di vernice ed un pennello: le gambe del maestro, dal ginocchio ‘n giu, furono dipinte di verde, ma di questo non son sicuro, forse erano blu.
Il corteo si formò in una strada in discesa ed il maestro dipinto sembrava svolazzare avanti ed indietro per mettere tutti in fila al posto giusto. Ogni balestriere con l’arma in spalla era affiancato da un vessillifero, ed io ero uno di questi, che portava il piccolo stendardo con lo stemma di famiglia. Al suono dei tamburi facemmo il nostro trionfale ingresso nel Circo Massimo. Mi sentivo eccitato anche se portavo un semplice e piccolo vessillo, non avevo ancora la balestra, ma sapevo che un giorno l’avrei avuta. Il Circo non era la piazza del Borgo o quella di Gubbio. Questo aveva visto le corse dei cavalli dell’antica Roma, come qualla nel film Ben Hur, li su quesgli spalti s’eran seduti dei veri imperatori. Il fatto che quella sera ci fosse il Presidente del Consiglio Amintore Fanfani che ci apettava non mi emozionò proprio per niente.
Gli sbandieratori fecero la loro esibizione per primi, poi ci fu il palio. Vinse un balestriere di Gubbio. Il Prasidente Fanfani consegnò personalmente il premio al vincitore.
La manifestazione si concluse con una gran sortita al passo dei tamburi, era l’ora d’artornare a casa, il viaggio fu lungo, allora niente autastrade o superstarde, c’era solo la Tiberina 3bis. Fu nell’autobus che scoprimmo che il povero maestro Petrucci aveva sofferto moltissimo durante tutta la manifestazione, la vernice, seccandosi gli tirava i peli e noi, cattivi, si rideva come matti. Non so come fece il maestro a togliersi la vernice.
Pochi giorni dopo iniziarono le Olimpiadi, quelle vere, anche se al Borgo eravamo in tanti a fare i vantoni: anche noi eravamo stati all’Olimpiadi.
A quel tempo avavamo la televisione e passai ore a guardare gare di tutti i tipi. Consolini face il giuramento dell’atleta e tutta l’Italia si entusiasmò per Livio Berruti, lo studente che vinse la medaglia d’oro per la corsa dei 200m. Ammirammo l’americana Wilma Rudolph, la donna piú veloce del mondo, e pensare che da bambina avava avuto la polimelite.
Ma il grande eroe di quei giochi venne alla fine, fu il maratoneta Abebe Bikila. L’entusiasmo fu generale, quando lo vedemmo arrivare al traguardo sotto l’Arco di Costantino, anche perchè era scalzo. Il babbo lo chiamava l’abissino, per lui la parola etiope non esisteva, e l’ammirava per la sua prestazione e per la sua semplicitá. Eravamo tutti contenti per lui.
Purtroppo non ebbe una vita fortunata.
Nel 1972 feci un viaggio in Etiopia e piú d’una volta, appena scoprivano ch’ero italiano, alcuni dei miei interlocutori trovavano la maniera per ricordarmi che Abebe Bikila aveva vinto la maratona a Roma
Il filmato di Abebe Bikila, il maratoneta scalzo:
PS: per chi lo conosceva, Paolo Salvi morì di malaria, pochi giorni prima di Natale, 1997 a Malindi in Kenya.
Fausto Braganti
30 Agosto 2010, Marblehead, MA USA
settembre 1, 2010 alle 2:48 PM |
Caro Fausto,
permettimi una volta tanto di violare la preziosa e divertente “intimità” dei tuoi “m’arcordo” con un mio contributo integrativo sui giorni indimenticabili di quell’estate.
Io ho soggiornato a Roma dalla metà di Agosto al 10 Settembre ospite dei miei zii portieri di un classico palazzo condominiale all’inizio di Via Po al n° 9. Ho quindi potuto seguire in modo dettagliato i giochi olimpici soprattutto attraverso i giornali (non avevano ancora il televisore), ma anche direttamente nel caso delle gare il cui prezzo d’ingresso me lo consentivano. Ricordo bene che si trovavavano anche biglietti a 1000 lire e su quelli ci si poteva sbizzarrire.Ho visto quindi molta atletica leggera che si svolgeva di giorno, sollevamento pesi e lotta (in orario serale ma accompagnato), ma uno dei ricordi più piacevoli è tuttora quello di quella sera quando vi ho visti scendere in corteo lungo il Clivo dei Publicii (la strada in discesa da te ricordata). Non ho mai dimenticato la piacevole sorpresa di Sergio Brazzini, di Paolo Massi e dello stesso Beppe Giorni, che io conoscevo fin da bambino, letteralmente sbigottito di vedere lì uno del “borgo” che non risultava compreso nel gruppo di Balestrieri e Sbandieratori. Ho potuto anche seguire la gara svoltasi nel buio totale del Circo Massimo illuminato da un enorme gruppo elettrogeno che rendeva visibile il bersaglio sia per i tiratori che per gli spettatori. Feci anche la mia figura spiegando a chi mi stava intorno le regole e l’andamento della gara. E quindi mi sentii importante per merito del Borgo, che quella volta fece conoscere il Palio al di là delle limitazioni del comprensorio umbro-toscano in cui era confinato dal 1951, data del primo palio moderno.
Puoi immaginare le emozioni dei giorni successivi che, per un citto di 16 anni come me, erano una vera manna: la finale dei 100 metri piani Hary) con le partenze ripetute; le potenti atlete russe degli 80 ostacoli ( Irina Press e Kocheleva), le gambe lunghe e leggere della Rudolph che io ho visto impegnata solo nei quarti di finale assieme alla nostra Leone che arrivò terza in finale; l’arrivo spasmodico dei 400 metri piani (Kauffman e O.Davis); l’entusiasmo della gente di Roma al passaggio dei concorrenti dei 50 Km. di marcia. Non ho visto Berruti nè Abebe Bikila, ma come potevo mancare alle finali del ciclismo su pista in cui i nostri furono protagonisti (Gaiardoni, Bianchetto, Beghetto) in un velodromo splendido e lasciato poi andare in malora per incuria e scarsa sensibilità delle nostre autorità politiche e sportive.
Che bellezza poter esternare questi sentimenti sempre vivi a distanza di anni!
In questi giorni come ti ho detto c’è un interesse un pò forzato per la celebrazione dei 50 anni e hanno fatto anche un DVD contenente il film realizzato dal regista Romolo Marcellini dopo il ‘ 60 intitolato “La Grande Olimpiade”.
Io ce l’ho però ho visto che anche tu lo conosci perchè hai messo in rete le scene di Abebe Bikila che sono le stesse del film di Marcellini.
Che bello poter dire “…io c’ero…” !!!
Ciao, un abbraccio da
Enrico
settembre 8, 2010 alle 10:54 am |
Caro Fausto,
ho visto la foto della quale non conoscevo l’esistenza e a momenti mi viene da piangere; quando s’invecchia la commozione e più facile e pur essendo un bel sentimento, nel sentire comune è rincoglionimento. Io di quelle Olimpiadi non m’arcordo quasi niente mi sono fatto spiegare da mia cognata Gabriella Comanducci chi fossero Paolo Salvi e Franco Tanganelli mentre mi ricordo benissimo di Sergio Fiordelli e naturalmente di Te, Sarei curioso di sapere chi è quello dietro che si aggiusta la cravatta. Paolo Salvi era il nipote di Santino la Guardia uno dei monumenti della vecchia Loggia Alberto Mario che però non ho conosciuto se non per la sua fama di storica Guardia Comunale di Sansepolcro. Venendo ai balestrieri ricordo solo che nella parata al Circo Massimo, mi toccò il gonfalone comunale; un enorme stendardo bianco e nero e quella sera tirava il famoso ponentino romano e feci una fatica bestiale per riuscire a tenere ben alta quella cosa. Ricordo che dopo la sfilata più che le braccia e le spalle mi dolevano soprattutto i piedi. Togliendomi i calzari d’ordinanza mi accorsi che nella confusione della vestizione, tu hai ricordato la verniciatura del Petrucci, avevo indossato due calzari destri.
Credo che Paolo Salvi sia sepolto al cimitero di Sansepolcro almeno così mi dice mia cognata e credo che gli farò una visita i prossimi giorni anche per ricordare Santino. Grazie per avermi fatto ricordare la gioventù e coloro con i quali l’ho condivisa. Un abbraccio più due e un fraterno saluto.
Piero Poli
settembre 23, 2010 alle 10:38 am |
Caro Fausto ho fatto vedere la foto delle olimpiadi di Roma al cugino di mia moglie che si chiama Gilberto Guerrueri classe 1939 che mi conferma che la manifestazione si svolse alle Terme di Caracalla lui era presente perchè fu la sua ultima esibizione da Sbandieratore gli altri Sbandieratori erano: Giorgio Biagioli e Rinaldo Dindelli. Un fraterno saluto Piero Poli