105 M’Arcordo… due occhi e un piede.

Diciamo che l’idea di questo M’Arcordo… è nata proprio scrivendo quello precedente su Anthony Clarke e la sua storia. Questo l’avrei dovuto scrivere almeno cinque o sei anni fa se non piú. L’articolo del giornalista inglese della BBC Tim Butcher che si è avventurato fino a Cape Town alla sua ricerca ed infine quello di Marco Gasperetti nel Corriere della Sera (27 dicembre 2011) sono stati decisivi. L’articolo di Butcher mi fu segnalato da degli amici che abitano in Inghilterra, ma come ho fatto ad avere l’articolo di Gasperetti a Marblehead, a 20 kilometri a nord di Boston? Non credo che a Seclì, provincia di Lecce, ci siano molti lettori del Corriere della Sera, ma questo non conta, basta che ce ne sia uno e che questo sia Giovanni, l’amico ritrovato. Letto l’articolo, conoscendomi bene, l’ha messo in una busta e me l’ha spedito. Allora ho capito che non potevo piú procastinare, era arrivato il mio turno. 

Grazie Giovanni! E grazie Gasperetti e Butcher! 

L’idee spesso sono come i funghi, germinano all’improvviso e sembrano comparire dal nulla, speriamo che questa sia un porcino e non un prataiolo.

 Il prof. Gino Franceschini, che era anche il preside del Liceo Scientifico Piero della Francesca, puta caso, di Sansepolcro, una volta ci disse (1956-57) che La Resurrezione non era un opera religiosa, ma piuttosto un’opera politica:

“Basta guardare dov’è locata, quella parete non è mai stata in una chiesa. Quella era la sala dove si riuniva il consiglio cittadino, nel Palazzo dei Conservatori.”

Ci parlò a lungo di Piero e della sua opera ed un giorno ci portò anche a vederla. La pinacotecha, come si chiamva allora, era a meno di cento metri dal liceo: ragazzi fortunati, anche se poi per noi quello che davvero importava era il fatto che s’usciva di classe, almeno per un’ora. Certe volte mi vengono dubbi: ma fu proprio lui? In fondo anche questo non è importante, quello che conta per me è il contenuto di quello che ci disse. Il fatto che non mi son mai dimenticato di quell’affermazione cosi categorica ha col tempo influenzato profondamente la mia percezione dell’opera, poi anche arricchita da tante inevitabili esperienze successive. Quindi quello che dico è solo frutto delle mie emozioni soggettive e queste sono completamente all’opposto di quello che scrisse Austin Henry Layard, esploratore e viaggiatore inglese della metà dell’Ottocento, a proposito della Resurrezione, come riportato da Gasperetti nel suo articolo.

Entrando nella sala io mi sento subito catturato da quei due grandi occhi tondi del Cristo Resurretto che mi fissano,  e sembrano seguirmi in tutti i miei movimenti, ovunque io vada.

Forse proprio per farcelo sentire reale e quindi piú accessibile Piero ha scelto le sembianze d’un contadino delle nostre parti, come ancora ci diceva il prof. Franceschini e questo è quello che m’arcordo di piú, che mi colpì.

Ogni volta che ritorno a Sansepolcro mi sembra che Cristo sia stato li ad aspettare proprio e solo me, per tutti quei secoli, e mi sembra che mi dica: “Ma dove sei stato”. Ma forse parlava Borghese: “Ma ‘du si steto?” Il suo messaggio è semplice, reale e diretto, e non voglio offendere la sensibilità di nessuno dicendo che mi ricorda certi manifesti propagandisti della Grande Guerra che invitavano i giovani ad arruolarsi. Certo Cristo non ha i baffi di Lord Kitchener.

“Uomo! Questa è la tua ora, svegliati e resurgi! Seguimi!”

Quel Cristo non è un Cristo Pantacratore lontano nella sua iaratica maestá capace solo d’incutere paura, non è un Cristo dalla figura idealizzata che svolazza fra nuvelette bianche mentre angeli trobbettieri ne annunciono il suo ritorno in cielo. É un Cristo dal piede forte, fermo sul sarcofago. Ci annuncia che lui non volerà via nell’astratto, lui rimarrà per terra al nostro fianco ed è con noi pronto per la battaglia della vita quotidiana. Impugna imperioso lo stendardo di San Giorgio, e come il santo guerriero ammazzadraghi, lui spazzerà via i veri nemici dell’umanità: supestizione ed ignoranza e quelli che le diffondono.

Pascale, mia moglie che non ha mai conosciuto il prof. Franceschini e che ha conosciuto Piero attraverso i libri di scuola prima di venire al Borgo con me, ha raggiunte certe sue conclusioni indipendentemente senza esser influenzata dal mio dire. Lei vede quel piede sulla sponda d’una barca che ha appena attraccato, Cristo è pronto a scendere a terra, in mezzo alla gente comune e con l’intenzione di starci.

Nel lato destra dell’affresco la natura si sta rigenerando e questo è la conferma del suo messaggio di speranza, la natura che ogni anno si rinnova con la primavera. Non sappiamo se i soldati che sono ancora addormentati si sveglieranno. Rappresentano loro il potere repressivo dei potenti che opprimono ogni anelito di libertà? Sappiamo che ci saranno sempre quelli che dormono, quelli che  hanno paura della ragione. Noi abbiamo sentito il suo appello, il suo messaggio, resurgeremo con lui e lo seguiremo.

Questo non ce lo disse il professore, questo lo dico io. Non sono un critico d’arte e neanche uno storico, ripeto queste sono solo le mie impressioni, frutto anche di tante esperienze successive, le mie sono solo emozioni che si sono sviluppate nel tempo ed il fatto che abito lontano è diventato un fattore importante. La mia visita al Cristo Risorgente  è una tappa obblicatoria ogni volta che vengo al Borgo, necessaria a riempire quel vuoto che si è creato col tempo e la distanza.

In casa ho molti libri su Piero, alcuni li ho letti ed altri hanno accumulato polvere negli scaffali. Scrivendo la storia di Clarke ho riletto solo Huxley e Morton, intenzionalmente non ho voluto leggere altro, ho cercato d’essere il piú spontaneo possibile e non farmi influenzare dal pensiero degli altri.

Dato che in questo M’Arcordo… sono andato avanti facendo ipotesi ne voglio fare ancora un’altra: sono sicuro, e questo è un atto di presunzione, che Piero conosceva ed aveva letto il “De Rerum Natura” di Lucrezio, che proprio ai suoi tempi fu riscoperto da Poggio Bracciolini. Questa fu forse la scintilla che iniziò l’Umanesimo con tutte le sue conseguenze che sono arrivate fino a noi, influenzando il nostro pensiero. La lettura e riscoperta dell’Epicurismo lucreziono incrinò quello che sembrava l’indistruttibile tempio della fede per metter le basi a quello della ragione che “che squarcia le tenebre dell’oscurità”. Non dobbiamo svolazzare troppo in cielo, rimaniamo con i piedi per terra.

E questo per me è un elemento fondamentale in tutta la sua opera, e non lontano da Sansepolcro ne troviamo un’altra prova: la Madonna del Parto di Monterchi. Ma chi aveva mai osato dipingere una Madonna incinta e dalla veste sbottonata? Io non so se ce ne siano altre simili precedenti. Forse, ma fu certo un atto rivoluzionario. La Madanna rappresentata è un’adolescente che potresti incontrare per strada. É una donna vera, sbocciante.

Poi abbiamo un Ercole pagano ed una Flagellazione enigmatica per dir poco, e questi dove li mettiamo? Non ho risposta. 

La Reserrezione non appartiene nè al Borgo, nè ai noi Borghesi, noi abbiamo avuto solo la fortuna, forse sarebbe meglio dire il caso, di trovarcela in casa e da questa nasce la nostra responsabilità di mantenerla, di proteggerla e di renderla accessibile. Appartiene a tutti, a tutti quelli che trovandosela davanti ne sentono un messaggio che prevalica lo spazio e il tempo.

Di certo non appartiene ad un Borghese che incontrai non molto tempo fa; questi da anni abitava nella strada che porta il nome di Anthony Clarke e dopo qualche battuta capii che non sapeva chi questi fosse. E quello che mi rattristò ancora di piú fu il fatto che quando in poche parole cercai di raccontargli di lui, mi fece chiaramente capire con il suo sguardo annoiato che non gliene importava proprio niente. Quando feci un breve accenno al La Resurrezione mi guardò incerto, lui l’aveva vista nelle cartoline e questo per lui era piú che sufficente. Non credo che la nostra breve conversazione gli fece cambiare idea, lui ancora non ha avuto la sua Resurrezione, ma neanche la cerca e sta bene così.

Si può vivere anche senza La Resurrezione.

Invece La Resurrezione appartiene ai Seamans, Beverly e Donald, un’aziana coppia di Marblehead. Da molto tempo, e lo fanno quasi ogni anno, ritornano al Borgo, e questa per loro è una scelta: vogliono rivedere Piero e scoprire ancora piccoli e grandi segreti della nostra terra. Ci sono quelli che trovono conforto e speranza andando a San Giovanni Rotondo ed altri che preferiscono ritroversi davanti a quel Cristo che sembra aspettasse proprio loro.

Ferse per i Seamans c’è anche un’altra ragione, diciamo epicurea per onorare ancora la memoria di Lucrezio: non c’è solo La Resurrezione che li aspetta, ci sono anche Alessia ed Alessio pronti ad accoglierli con la loro elegante ospitalità e le portate nostrane piú classiche; tutto questo  li fa sentire come se tornassero a casa d’amici generosi e non in un hotel.

Peccato, forse se quando Huxley visitò Sansepolcro agli inizi degli anni ’20 avsesse trovato Alessia ed Alessio il suo giudizio sulla laconda in cui soggiornò sarebbe stato ben diverso. 

Queste sono state alcune riflessioni sulLa Resurrezione nate da emozioni antiche che si sono sviluppate nel tempo e sono solo le mie. Debbo concordare con quello che scrisse Cesare (dove ?) “Gli uomini credono in quello in cui voglione credere” ed io sono solo uno dei tanti. Ognuno rimane un individuo davanti all’opera d’arte che ti emoziona e questa rimane un’esperienza soggettiva anche se il linguaggio espressivo è comune a tanti, e non è fissa e spesso si evolve e cambia col tempo, e di questo ne parlerò un’altra volta, forse, scrivedo su Guernica di Picasso. 

Ed ora c’è un appello per voi citte e citti del Borgo o meglio un suggerimento, una raccomandazioen: non date La Resurrezione per scontata, sapete che è attaccata al muro e vi basta, andate a rivederla, andate a visitare quel Cristo come fosse un vecchio amico e andateci spesso. 

2 aprile 2012, Marblehead, MA USA

Post Scriptum del 25 novembre 2014

In questi giorni si parla molto d’un grande lavoro di restauro della Reserrezione che stanno per iniziare.

E anche se son lontano ho potuto vedere l’intervento di Sgarbi araldo del “quadro più bello del mondo” nel programma televisivo Virus.

Davvero un bel colpo pubblicitario per Sansepolcro, i biglietti venduti serviranno a pagare parte del reastauro.

Sgarbi ha dato una interessante ed affascinante interpretazione del lavoro di Piero, differente mi pare, ma la memoria mi potrebbe ingannare da quello che scrisse in articolo non molto tempo fa. Lo ha rimesso per terra col piede fermo sul sarcofago.

Ma ho un dubbio: non credo che Sgarbi abbia mai letto il saggio di Huxley, e se lo ha letto lo ha fatto di corsa. Huxley non ha mai scritto “più bello” (most beautiful), e l’unico paragone che fa e’ con Botticelli. Son d’accordissimo con lui: l’arte vera e’ fuori dal tempo.

In altre occasioni ho scritto che

The Best Picture” non si traduce in “Il Quadro più Bello del Mondo” e leggendo il saggio si capisce perchè Huxley faccia una tale affermazione.

Per chiarire i miei dubbi ho deciso di scrivere a Ian Jackson, un vero filologo dalla conoscenza vasta e profonda. Ian era amico di Cesi Kellinger (la Cesire Foni di Pampanone)

La nostra corrispondenza è bilingue, io scrivo in italiano e lui mi risponde in inglese.

La mia e-mai a Ian del 22 novembre ’14

<< Come sai fu Cesi che, dopo avere scoperto il mio blog Borghese (credo che da buon filologo ora sai che noi di Sansepolcro ci identifichiamo come Borghesi, in questa categoria sono inclusi anche i comunisti, si, solo a Sansepolcro ci sono – almeno c’erano – comunisti Borghesi) mi inviò un’email, ed iniziammo una corrispondenza

… Ora avrei una domanda a proposito di Huxley: Vorrei la tua opinione sul significato dell’affermazione “The Best Picture” ovvero la Resurrezione di Piero.che certi italiani, e naturalmente i Borghesi, insistono a tradurre come “il quadro piu’ bello del mondo” Sei di certo un ottimo filologo per potermi dare la tua interpretazione…>>

Risposta di Ian del 24 novembre ‘14

<< Most of what Aldous Huxley collected in his books was reprinted journalism, and one might at first think that “the best picture” was merely a lazy newspaper headline. We are accustomed to the coarse-grained popular abuse of most adjectives of approval — nice, pretty, smart — with little discrimination of shades of meaning. Advertising almost requires such abuse, and indeed for touristic purposes Sansepolco promotes the Piero Resurrection by making it into a virtual brand-name. The usual translation of Huxley’s “the best picture” as “il quadro più bello del mondo” is a valiant attempt, I feel, to convert a nebulous phrase from the 1920s into something understandable today. “Bello” is an inaccurate translation, as you recognize by posing the question, but excited Italians do use “bello” (as in “che bello!”) as an expression of enthusiasm in much the same uncritical way that ordinary English-speakers use “best” (as in “Best Foods” mayonnaise or “Best Western” motels), so the translation may at least convey something of the spirit of the remark.

My own view of what Huxley meant by “the best picture” is rather different. You will have noted that Huxley stresses not so much the aesthetic qualities of the painting as its moral and ethical dimensions. The slur against the “Primavera” towards the end of the essay, and the suggestion that one Piero is worth all of Botticelli, clearly indicate that for Huxley the latter was a talented aesthete, idly toying with pagan and Christian mythology to produce pictures that were all very well, and beautiful in their own way, but purely decorative and fundamentally frivolous. I think the source of Huxley’s didactic stance and moral earnestness is obvious.

Aldous Huxley was (on his mother’s side) the great-nephew of Matthew Arnold and (on his father’s) the grandson of Thomas Henry Huxley. In the preface to Culture and Anarchy (1869), Matthew Arnold defines “culture” (in what has become his most famous phrase) as “a pursuit of our total perfection by means of getting to know, on all the matters which most concern us, the best which has been thought and said in the world …”. Matthew Arnold and T.H. Huxley were friends, but they did spar a little over the phrase, one being a poet and the other a scientist. T.H. Huxley attacked Arnold’s definition of culture in an essay entitled “Science and Culture”, published in Science and Education. Arnold’s riposte was a lecture entitled “Literature and Science”, published in Discourses in America.

Arnold’s words have been so often quoted (usually summarily) as to have become a cliché. Even contemporary readers who knew little of Aldous Huxley’s own intellectual (and genetic) ancestry would, I think, have recognized that “The Best Picture” was intended to echo Arnold’s “the best which has been thought and said”, the more so from the essay itself being rich in Arnoldian sentiments and attitudes. I suppose the allusion is less obvious nowadays, even to anglophones, and probably unknown to all but a few Italians. And yet the mistranslation of “best” as “bello” is, I feel, a harmless rewriting into our own current vernacular. It is a beautiful painting, which can be viewed with pleasure and enlightenment even by those who lack all moral seriousness. Huxley opens his essay by writing of the difficulty of getting to Borgo San Sepolcro, and the relative lack of interest of anything else in the place, thus imparting a sense of pilgrimage and initiation to his elitist (and fundamentally personal) appreciation of the painting. Naturally, it had to be the “best”. Per ardua ad astra! Even in Huxley’s day the fresco was no longer simply an object of reverence and inspiration for Roman Catholics. Ninety years on, in our age of mass tourism, I see little harm in Piero’s Resurrection being accessible to all simply as “bello”.>>

Along the Road (1948 reprint)

Along the Road (1948 reprint)

Dono la copia sulla sinistra, la prima edizione sulla destra me la tengo, alla Bibioteca di Sansepolcro. 

                        

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9 Risposte to “105 M’Arcordo… due occhi e un piede.”

  1. Giuliana Casi Says:

    mi colpisce molto il commento del professor Franceschini sul fatto che la “Resurrezione di Piero della Francesca” non sia un immagine religiosa ma politica, perchè da corpo ad una convinzione che ho maturato quando per motivi di lavoro,dovendo fare lavori di restauro all’interno del museo spesso indugiavo davanti a questa immagine. questa convinzione è supportata dal fatto che la presenza del pittore compare anche in altri immobili che ho restaurato come la ex Chiesa di Santa Chiara, ricordi la nostra ex palestra di Ginnastica con il perlinato alle pareti? ( non so se hai avuto l’occasione di vederla dopo il restauro). Comunque questo edificio è strettamente legato alla vita di Piero della Francesca prima perchè per questa chiesa gli fu commissionata la Pala degli Agostiniani che ora è smembrata in varie parti del mondo e secondo perchè nell’abside della chiesa è stato ritrovato il San Giuliano che poi è stato portato al Museo. Anche il San Giuliano,il cui modello forse era lo stesso del Cristo con gli stessi occhi tondi esorbitanti , ha un’aureola sopra la testa che sembra quasi fuori luogo, perchè l’aspetto di queste figure è improntato a grande severità più che a grande misticismo. In effetti queste sono figure del popolo lontane dalla perfezione iconografica che si riscontra nella pittura dell’epoca; gli occhi esorbitanti denotano una disfunzione tiroidea derivante dall’acqua locale povera di certi sali minerali. La postura di un modello che si ri-
    trova nella ” Flagellazione” dimostra chiari segni di scoliosi; è lo stesso modello usato per due figure: il Cristo flagellato ed il Giovane vestito di Rosso che contratta con altri due personaggi. D’altro canto non si può dimenticare che Piero della Francesca non viveva in una torre d’avorio , ma faceva parte di un consiglio di cittadini eletto, che probabilmente si riuniva proprio nella sala del Museo dove è stata dipinta la RESURREZIONE.

    • Fausto Braganti Says:

      Le tue attente osservazione, anche sulle altre opere di Piero, son certo un contributo che confermano la mia percezione e da questa le mie emozioni nei confronti delLa Resurrezione. Conosco i lavori di restauro della nostra vecchia palestra e mi congratulo per il lavoro eseguito. Mi son trovato un paio di volte al Borgo proprio quando ci sono stati dei concerti ed fu una bella sorpresa rivedere lo stabile cosi ben restaurato ed utilizzato.
      Dopo la secolirazzione dei beni ecclesiastici (1866-67) la chiesa di Santa Chiara ne ha viste di trasformazione, dal cinema di Marchino alla palestra dalle pareti di perlinato (in proposito ti racconterò un episodio, ma un’altra volta), come mi ricordi! E noi ci siam trovati quella che un tempo era la nuova scuola elementare Edmodo De Amicis, ma che tutti chiamavano Santa Chiara.
      Recentemente qui negli Stati Uniti è stata pubblicata una nuova traduzione del De Rerum Nature di Lucrezio in cui il traduttore ha cercato di imitare in inglese la metrica latina. Non l’ho letta ma so che la critica è stata molto incoraggiante. Inoltre son comparsi vari articoli che hanno enfatizzato il fondamentale contributo culturale di Poggio Bracciolini che aveva riscoperto l’opera nel riproporre quelle che allora sembrarono nuove idee: fu certo l’inizio di tutto un nuovo modo di pensare dalle radici molto antiche.
      Forse ci saranno studi fatti, che non conosco, di quando Piero frequentava la bottega di Domenico Veneziano a Firenze. Immagino che proprio in quel periodo fiorentino abbia letto l’opera di Lucrezio che so circolava e da questa acquisì l’idea degli dei ed anche quella di dio che veniva scartata. Siamo in terra ed abbiamo la percezione di quello che ci circonda, che vediamo. Sono le basi del pensiero scientifico moderno: cerchiamo di conoscere la Natura e i suoi segreti, non perdiamo tempo svolazzando nella spiritalità che non ha nessuna conferma scientifica: pensiero rivoluzionario, era la scintilla del gran falò che chiamiamo Umanesimo. Davvero un gran passo dopo piú di mill’anni in cui tutto era basato sulla fede, sempre mutevole a secondo dei comodi politici di chi era al potere. Non a caso avevano anche “inventato” la Madonna, San Giuseppe, il Purgatorio ecc. Per ammaliare le masse.
      E Piero era in mezzo a tutto questo nuovo fervore d’idee! Umberto Eco ci potrebbe scrivere un altro libro.
      Domanda: sai se ci sono studi in proposito?

  2. Leonardo Carloni Says:

    Caro Fausto, ti ringrazio per queste considerazioni veramente illuminanti, mi fa’ piacere sapere che esistono ancora persone come te che esternando l’amore per il bello sono in grado anche di trasmetterlo agli altri e di arricchirle.

    Leonardo

    • Fausto Braganti Says:

      Leonardo, considero il tuo commento uno stimolo a continuare! GRAZIE! e quello che mi dici, che son capece di estendere agli altri le mie emozioni dell’idea del bello (sono piú o meno un NeoPlatonista?) è davvero un bel complimento. Credimi non sento nessun peso o responsabilità in proposito. In fondo tutti son liberi di pensarla differentemente

  3. Giuliana Casi Says:

    Non conosco questa nuova traduzione del De Rerum Natura,ho letto invece qualcosa sugli inizi dell’attività di Piero nella bottega di Domenico Veneziano,dove penso che sia stato investito in pieno da questo ciclone culturale che era l’Umanesimo, perchè a FIRENZE c’era Leon Battista Alberti e da li a poco anche il giovanissimo Leonardo. Leon Battista Alberti a sua volta era in contatto con Alberto Alberti giovane architetto di Sansepolcro che nella metà del XV secolo fu incaricato della ristrutturazione della chiesa di SANTAGOSTINO (ora Santa Chiara), dove Piero della Francesca stava lavorando,quindi è inevitabile , anche se non mi risulta documentato, che i due si siano incontrati.Sicuramente Umberto Eco,che hai citato, è molto più informato di me di queste contaminazioni, anche perchè lui è membro effettivo del comitato pierfrancescano, che si è costituito il 12 ottobre 1992,nel V° centenario dalla morte di Piero, per inciso , Umberto Eco è stato il mio insegnante di semantica del linguaggio architettonico il secondo anno di architettura.
    Tornando ai particolari anatomici della Resurrezione, trovo interessante la considerazione di tua moglie circa il piede sulla sponda di una barca, perchè è un’analogia che dà l’idea di quanto questo piede sia ancorato al suolo, con tutta l’intenzione di non mollarlo! D’altro canto la stessa forza e stabilità si riscontra nella Madonna del Parto . Il bello di queste figure influenzate da un fattore ambientale è che ci ricordano a tutti qualcuno della nostra famiglia e questa è una sensazione meravigliosa!

  4. Piero Says:

    Caro Fausto, Silvia Ronchey ha pubblicato alcuni anni fa un testo dal titolo “Il mistero di Piero” anche se l’opera presa a riferimento è la Flagellazione ti consiglio vivamente la lettura. Quando il Concilio di Basilea si spostò a Ferrara e poi a Firenze nel 1439 Piero era sicuramente a Ferrara e segui sicuramente il Concilio perchè il trasferimento fu dovuto all’insorgere di una epidemia di peste. A Firenze fu presieduto a Cosimo il Vecchio e non portò ad alcuna conclusione se non una effimera riunificazione della chiesa Bizantina e Romana. Alcuni storici fanno però riferimento a questo evento come quello che rivitalizzò in italia la cultura neoplatonica stante la presenza nella delegazione di Bisanzio di importanti personaggi legati all’ellenismo platonico quali Bessarione e Giorgio Gemisto Pletone. Non è un caso che nel nel 1459 Marsilio Ficino su incarico di Cosimo fonda l’Accademia neoplatonica a Firenze e nel 1460 Cosimo riesce ad avere attraverso Leonardo da Pistoia “il macedone” il Corpus Hermeticum attribuito a Ermete Trismegisto che Ficino fini di tradurre nel 1463. Mi piace pensare che Piero, uomo di cultura e matematico di rango parteciò sicuramente a questo fervore culturale o meglio a questa rinascenza poi chiamata rinascimento del quale ancora oggi ammiriamo l’Arte che in questo caso è riuscita ad esprimere valori universali e non più legati al credo religioso dei singoli. Il fuoco intellettuale durò poco nel 1563 il Concilio di Trento lo soffocò sotto la cenere. Sul neoplatonismo in italia è uscito un saggio molto interessante su Giorgio Gemisto Pletone a cura di Moreno Neri edito da Bompiani. Pletone morì a Mistra nel 1452, a quasi cent’anni d’età. Le sue ceneri e le sue ossa riposano nel Tempio Malatestiano di Rimini, portate qui dalla Grecia da Sigismondo Malatesta che si riteneva un suo discepolo e che guidò personalmente, nell’agosto del 1464, un manipolo di soldati per trafugare le spoglie del filosofo dalla città di Mistrà conquistata dai turchi. Giacomo Leopardi, nel 1827, dei testi di Pletone scriveva: “Se mediante buone traduzioni fossero più divulgati, e più nelle mani della comun gente, che essi non sono ora, e non furono in alcun tempo, potrebbero giovare ai costumi, alle opinioni, alla civiltà dei popoli più assai che non si crede; e in parte, e per alcuni rispetti, più che i libri moderni.” Un TFA Piero

  5. Giovanni Dionisi Says:

    Caro Fausto, sono tornato solo oggi, 15 aprile da Capalbio ed ho letto questo tuo ultimo m’arcordo.
    Da dove comincio? L’argomento non è facile,ma tant’è cominciamo. Prima di tutto sono stato ben lieto di aver potuto leggere i precedenti commenti effettivamente tutti di livello culturale piuttosto elevato, io invece andrò più a braccio, come suol dirsi, non possedendo la necessaria istruzione in materia e ricordandomi ancora di meno di quella avuta.
    Certo stiamo parlando di opere d’arte, la Resurrezione in primis e la Madonna del Parto, che sono concepite e rappresentate dall’artista in maniera assolutamente personale, per una concezione dell’evento rappresentato altrettanto personale ed originale, come tu giustamente sottolinei. E’ per Piero effettivamente quel Cristo risorgente il povero cristo degli emarginati, in primo luogo, quello che come tu dici vuole imporsi sulla custodia dei privilegi dei ricchi e potenti, attuata anche tramite corporazioni militari al servizio di questi, è quello di quegli occhi che tu evidenzi, occhi che ti scrutano e non si abbassano, è quello di quel povero piede trafitto, ma pronto a scendere e superare la barriera del sepolcro ormai scoperto per portare il suo messaggio amorevole, ma non succube del potere, fra tutti noi?
    Secondo me questo è quello che quel Cristo vorrebbe, ma che da solo non riuscirà mai a fare se, e senza l’intervento di tanti miracoli ma con azioni politiche e sociali veramente mirate alla generalità dell’umanità, non saremo noi, come popolazione del mondo, ad aiutarlo, a far scendere quel piede oltre quel sepolcro, prendendolo per mano lui ed i suoi insegnamenti di amore sociale, umiltà e conoscenza. Insomma tiriamo ciascuno fuori quella parte piccola o grande di cristo che c’è, se c’è, in noi e, magari senza arrivare al sacrificio personale, come lui ha fatto, ma con un piccolo sacrificio di ciascuno secondo le proprie possibilità morali e materiali riusciremo a realizzare i suoi insegnamenti. In merito ti chiedo se hai visto il film “L’ultima tentazione di Cristo” e, se non l’avessi fatto, ti invito a vederlo perché, pur nella sua crudezza, ma senza eccessiva truculenza, un pò mi sembra voglia sottolineare quanto ho scritto in precedenza, figurati che quel film lo presi al volo al cinema Dante appena uscito e prima che, sotto pressioni di varia natura!!!!!!, venisse ritirato, per poi essere ridistribuito solo successivamente, alla faccia della libertà di espressione. Secondo me è il miglior film in materia di Passione.
    Come vedi ho scritto veramente a braccio e probabilmente in modo troppo pessimistico, ma ritiriamoci sù con un pò di aneddotica.
    Circa l’umanesimo di cui parli, in un mondo di computerismo globale assolutamente inculturale, voglio raccontarti un aneddoto della mia carriera di segretario comunale: In un paesino della bassa ferrarese
    avevo come sindaco un dirigente del settore cultura del Comune di Ferrara, quindi una persona laureata ai massimi livelli in fatto di cultura e, fra l’altro anche di modi squisiti. Capita che un giorno, disquisendo del più e del meno durante una seduta della giunta comunale ci viene di parlare dell’influenza dell’istruzione nel mondo del lavoro e così egli disse di ritenere che comunque una persona che avesse avuto una certa cultura, diciamo fin anche al livello di scuola superiore, avrebbe realizzato meglio anche lo scavare una buca per terra ed io, siceramente, mi trovavo daccordo con lui ritenendo che un certo grado di conoscenza riesca ad alleviarti la fatica pur nei lavori più duri, per lo meno comparando quella che ci vuole non solo per fartela la cultura, ma anche per materializzare i prodotti che da questa derivano, per esempio un libro di un certo valore.
    Per quanto ri guarda la chiesa di Santa Chiara, che purtroppo non ho mai visto restaurata, ma che cercherò di visitare quanto prima quando andrò al Borgo, è quella cui era attaccato il pisciatoio di cui ti parlo nel tuo m’arcordo in materia.
    E, per concludere, circa la Resurrezione e la Madonna del Parto erano le cartoline, acquistate in pinacoteca, con le quali mandavo i miei auguri di buona Pasqua e buon Natale, sicuramente gradite da chi le riceveva se una amica destinataria abitante a Bologna, incontrata adesso a Capalbio per Pasqua mi ha detto di aver messo la cartolina della Madonna del Parto in bella vista nella sua casa di Rovigno dove va passare qualche periodo di vacanza. Piero ci parla tramite quegli occhi e quell’insolito pancione spingendoci verso una bontà sociale stranamente sempre più difficile da realizzare, ma non disperiamo. Ciao
    Giovanni

  6. 47 M’Arcordo… de Piero (della Francesca). « M’Arcordo… Says:

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  7. 031 1460-1490, Piero della Francesca rivisto da Leonardo da Vinci | A Photo a Day Says:

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