Ai primi di luglio del 1990 sono arrivato a Rochelle Park, come manager Alitalia responsabile per il New Jersey, a poco più di mezz’ora da Manhattan e non lontano dallo stabilimento Buitoni. L’ufficio, biglietteria e rappresentanza, erano al piano terra d’un bel palazzo moderno.
Non parlerò di questo ma piuttosto d’un altro ufficio, che non ho mai visto, e di questo foglio di carta da lettere, ritrovato nel magazzino, che era sopravvissuto a due traslochi e alla Revolution ’67.
Analizziamo il foglio. In alto il vecchio logo Alitalia con la “Freccia Alata” disegnato nel dopoguerra per la nuova compagnia aerea rinata dalle ceneri dell’Ala Littoria. Infatti vedo nel simbolo di questa, le ali d’uccello ed il fascio, il precursore dell’arco della freccia che scocca. Questo logo fu sostituito da quello attuale, anche se questo ha subito delle piccole modifiche grafiche, nel 1970. Quando sono entrato in compagnia nel 1971 ancora c’erano aerei con questa livrea.
Il piccolo aereo che compare in basso a destra è un DC8 43, quattro motori Rolls Royce, rimasto in servizio fino al 1974, quando fu messo fuori uso, per l’inefficienza di quei motori
Questo che racconto è una ricostruzione nata dalla memoria collettiva che mi fu tramandata da colleghi più anziani di me.
Oggi quando uno parte va all’aeroporto si presenta al banco, passaporto e bagaglio, niente biglietto, basta quello elettronico e via, ma abbiamo aggiunto file kilometriche per passare i servizi i sicurezze. Una volta c’era un servizio addizionale, oggi dimenticato, ma solo nelle grandi città. La prima volta che ho preso un aereo, 1964 Roma-Alghero, ho fatto il mio controllo a Stazione Termini, infatti c’era un banco accettazione Alitalia. Dopo aver consegnato il bagaglio ed espletato altre formalità si saliva, con la carta d’imbarco in mano, sull’autobus che ci aspettava lungo il marciapiede. Giunti a Fiumicino si procedeva direttamente verso l’uscita designata, senza preoccuparsi del bagaglio e nessun controllo di sicurezza. Ho avuto simili esperienze a Londra e a New York. Roba d’altri tempi.
Ci fu un tempo lontano, almeno 23 anni prima che arrivassi io, in cui Alitalia offriva questo servizio, proprio in quell’ufficio, indicato nel foglio di carta, al 14 Park Place, a Newark. Anche li c’era poi un autobus che avrebbe portato i passeggeri fino a JFK Airport. La comunità italiana del New Jersey era ed è ancora molto numerosa e TWA e Pan Am non offrivano questo servizio da Newark, ma solo da New York.
Poi arrivò il luglio del 1967, forse faceva molto caldo, e la città di Newark esplose in una rivolta che durò 5 giorni. Intervenne la guardia nazionale e ci furono 24 morti ed innumerevoli feriti. La città fu messa a ferro e fuoco ed i saccheggi ed gli incendi furono tanti e disastrosi. Il centro commerciale della città fu raso al suolo ed ancora oggi, dopo quasi cinquant’anni, se ne vedono le cicatrici. I giornalisti, considerando la portata dell’evento, cominciarono a chiamarlo Revolution.
Nella primavera del ’68, dopo l’assassinio di Martin Luther King, ci fu una nuova esplosione di rivolte urbane, in vari centri e di gran lunga più gravi, a Newark non c’era rimasto più molto da saccheggiare o da distruggere.
E l’Alitalia? Si trasferì in un’anonima cittadina a circa 10 kilometri ad ovest di Newark ed il servizio accettazione e trasferimento in aeroporto non fu più implementato. Gli italiani del New Jersey, ed erano e son tanti, dovettero montare in macchina ed andare a JFK, di certo la fila al banco fu più lunga.
Ma come fece questa risma di carta intestata pre1967 col vecchio logo e con l’indirizzo 14 Park Place a sopravvivere al saccheggio ed ai traslochi? Mistero. So solo che un giorno la trovai in un armadio in magazzino e fui sorpreso.
Controllando con Google Earth ho scoperto che al 14 Park Place oggi c’è l’ingresso d’un parcheggio coperto.
Marblehead, 30 novembre 2015
Ho recentemente pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Questo è un breve filmato dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.
presentazione del libro M’Arcordo… (in tutte le librerie di Sansepolcro, eccetto una)
Il mio blog fotografico https://1dailyphoto.wordpress.com/
E questo è il sito dedicato al http://il-dottore-fotografo-alla-grande-guerra.com/
dicembre 24, 2015 alle 12:38 PM |
Caro Fausto, ho letto con interesse i tuoi ultimi m’arcordo
dicembre 24, 2015 alle 1:05 PM |
Caro Fausto, ho letto con interesse i tuoi ultimi m’arcordo ed ogni volta ho la sensazione che quel mondo che tu ricordi e che, parallelamente, ritengo ognuno che legga ricordi per quanto lo riguarda, sia veramente diverso, soprattutto sotto il profilo culturale, da quello attuale. Quest’ultimo non dico sia meglio o peggio, ma certo è di un’aridità che tutte le inziative di reciproco sostegno a livello popolare, tipo maratone televisive a favore di varie ricerche, non potranno mai cancellare. Specialmente come il m’arcordo della chiusura della torrefazione di Via Luca Pacioli che decreta la fine di tutto un mondo di relazioni che si è sviluppato per anni nel substrato sociale del Borgo.Io poi in quella via ci ho abitato per anni prima di trasferirmi in Via della Firenzuola, proprio dove abitavi tu, nella casa di Melandri. Tutto questo mette un po’ di tristezza, come l’aver visto, pochi giorni fa, che il Trefoloni chiude l’attività. Anche questo è un pezzo di storia che se ne va. E’ la vita e ciò ce lo insegnano anche i racconti del tuo libro che ho letto con molto piacere, anche perchè spinge chi lo legge a fare i suoi propri, personali m’arcordo, quando questi hanno un pur piccolo contatto storico con i tuoi, quasi a seguire le proprie “orme erranti” in quel mondo ormai scoparso di cui dicevo sopra. Tutto ciò premesso, ti invito a continuare ancora con i tuoi m’arcordo che mi fanno compagnia e colgo l’occasione per farti, unitamente a mia moglie i più affettuosi auguri di Buon Natale.
Ciao Giovanni