072 Non m’arcordo… il cinque maggio del 1860, ma…
Non m’arcordo del cinque maggio del 1860, ma m’arcordo bene quello del 1960.
Incontrai il Sor Licinio Mangoni forse per la Via Maestra, lui era sempre in giro. Era un vecchio amico di famiglia, e senza preamboli mi fece una domanda:
“Sai che oggi é il 5 maggio? É un anniversario importante. Manzoni con il suo “Ei fu.” non c’entra niente. Questo é un centenario.”
“Si lo so, cent’anni fa Garibaldi ed i Mille partirono da Quarto. Fu l’inizio dell’Impresa.”
Soddisfatto della mia risposta, sorrise e mi invitò a seguirlo a casa sua. Abitava all’ultimo piano del palazzone all’angolo fra la Via Maestra ed il Borgo Nuovo (Via Piero della Francesca). Il Sor Licinio, che a quel tempo penso avesse circa 80 anni, viveva con sua moglie in un appartamento pieno di libri, di quadri, cimeli e di busti di gesso di gente importante, credo che suo padre fosse stato uno scultore. Quasi tutto era legato all’ottocento ed al Risorgimento e n’era orgoglioso. La sua famiglia, di tradizioni repubblicane, era stata attiva nelle vicende che avevano portato all’Unitá d’Italia. Come mio nonno portava sempre un fiocco nero alla Lavallier, che immediatamente identificava le sue idee politiche. ‘l babbo diceva che all’inizio era stato un simpatizzante fascista, quando Mussolini ancora aveva tendenze repubblicane nei suoi programmi. ed il suo nazionalismo era una difesa contro i bolscevici. Forse gli perdonò il compromesso con la monarchia dei Savoia, in fondo l’aveva fatto anche Garibaldi. Ma poi con la firma dei Patti Lateranenzi del 1929, le sue speranze si volatizzarono e divenne antifascista. Ogni occasione era buona per accusare Mussolini, era stato un opportunista ed un voltagabbana.
Una volta, per nessuna ragione specifica, mi regalò una spada, una specie di gladio; ancora ce l’ho. Mi disse che era appartenuto a non so quale suo avo che era stato membro della Guardia Civica nel 1848 o forse nel ’59.
Era classista. Adesso si parla degli estracomunitari, dei rumeni e di tanti problemi connessi. Ai miei tempi (anni cinquanta) si inveiva contro i terroni che eran saliti al nord e non sapevano neanche tirare lo sciacquone. ‘l Sor Licinio era rimasto indietro, lui ce l’aveva con i contadini, tutti quelli che abitavano fuori le mura e che cominciavano a venire a vivere al Borgo. Ma poi c’era una categoria ancora piú infima di questi: i montagnini. Non scherzava quando diceva che questa gente dovrebbe avere il permesso di venire dentro il Borgo solo il giorno di mercato.
Il suo fervore patriottico gli illuminava il volto pensando alle genti di tutt’Italia che dopo tanto lottare si univano intorno al tricolore, come sarebbe stato bello senza l’infame croce dei Savoia, per divenire una nazione. Ma poi alla fine avrebbe forse escluso quelli della Montagna.
Ritorniamo al 5 maggio del ’60, per l’esattezza nell’appartamento del Sor Licinio. Da uno scaffale prese un libro e mostrandomelo:
“L’hai letto?” era “Da Quarto al Volturno, Noterelle d’uno dei Mille” di Cesare Abba.
“No. Non l’ho mai letto.”
“Lo dovresti leggere, se vuoi te lo presto, fai attenzione, questa é una delle prime edizioni. Dovresti leggerlo seguendo il calendario degli eventi, giorno per giorno, cent’anni dopo. Ti sentirai così piú vicino all’autore.”
Lo ringraziai e me ne andai.
Proprio nel mio primissimo M’arcordo…, introduttivo a quello che intendevo fare, parlai del significato delle date, degli anniversari che col tempo acquisiscono un significato evocativo profondo. Queste ricorrenze mi fanno sentire fisicamente vicino a chi ci ha preceduto ed un forte desiderio di essere con loro anche se son vissuti secoli prima di me. Sarebbe bello vedere sul serio come sono andate le cose. La storia è fatta di persone; ci sono gli eroi e ci sono i meschini. I loro pensieri, le loro passioni, i loro sentimenti e debolezze sono stati gli elementi positivio e negativi delle loro decisini ed hanno influenzato gli eventi, che noi chiamiamo storia. E non sottovalutiamo tanti fattori esterni, incontrollabile.
Come scrisse Victor Hugo “Se la notte prima di Waterloo non avesse piovuto, di certo Napoleone avrebbe vinto”.
Le date e gli anniversari, specie per quanto riguarda le persone conosciute, sono gli strumenti che ce li ricordano, che ce li fanno sentire vicino. In fondo vogliamo ritrovare l’illusione d’essere ancora una volta con loro. Sta a noi scegliere quelli che vogliamo che continuino a vivere. E quando questa nostra memoria sarà perduta, moriranno con noi!
Oggi il Sor Licinio (morto verso la fine degli anni 60) é vivo ed é qui con me.
Quel 5 maggio del 1960, non gli diedi retta. Non seguii il suo suggerimento di leggere il libro lentamente, centillinandone le pagine, seguendo le vicende del giorno corrispondente. L’avrei finito a novembre. Non m’arcordo altro in proposito e se quando gli restuii il libro gli dissi la veritá, perché l’avevo letto tutto d’un fiato.
La sua biblioteca era vasta e non credo che ci fosse nulla pubblicato dopo il 1910. La biografia di Garibaldi di Jessie White Mario era noiosa e non la finii. In compenso la sua collezione di romanzi a puntate del tipo feuilleton, poi rilegati, era fornitissima. Fu così che scoprii Arsenio Lupin, Rocambole e Fantômas. Ancora vedo l’immagine di quest’ultimo che domina Parigi, sempre in un ippeccabile frack, con il cappello a cilindro ed una maschera nera che gli copre gli occhi. Giá ai miei tempi non credo che fossimo in molti a leggere questi romanzoni.
La storia della Spedizione dei Mille la conoscevo, ma “Le noterelle” mi diedero tutta una nuova prospettiva. Un giovane di 22 anni , quasi un mio coetaneo a quel tempo, racconta in una maniera semplice, senza nulla d’epico, la sua grande avventura, come lui era diventato grande seguendo Garibaldi. Sa di vivere un momento storico importante, ma questo non lo rende superiore a nessuno, presuntuoso. Lui ci vuol solo raccontare la sua storia. Giá allora mi chiedevo, ma come fa uno a vivere tutta una vita da piccolo borghese dopo un’estate come quella? Tutto diventa banale.
Mi domando se ci sono ancora giovani che lo leggono. Certo ci saranno altri libri con problematiche piú vicine a quelle dei loro tempi.
Son passati 150 anni e molto é cambiato. L’Unione Europea é una realtá e poi ci sono anche quelli che mettono in dubbio il valore dell’Unitá d’Italia. I leghisti si son dimenticati, ma forse non l’han mai saputo, che proprio loro “i nordisti” furono il contigente piú numeroso nell’imprese garibaldine. Cosa penserebbero di Bossi i veterani bresciani della foto?
Se ci sono problemi e di certo ci sono, cerchiamo di correggerli. La frammentizzazione non é una soluzione.
Ma dopo tutto io non dovrei dir nulla, io me ne sono andato. Non vivo e non conosco la realtá di tutti i giorni ne dell’Italia, ne dell’Europa. Ma credo sempre nel valore dell’Unitá. Dobbiamo sempre fare il possibile per salvagurdarla. Essere orgogliosi della propria storia e tradizioni é positivo, ma trasformare questo in nazionalismo é pericoloso, molto pericoloso.
L’Unione Europea ha i suoi problemi. Anche l’Euro per alcuni ha creato problemi, ma ha anche permesso uno sviluppo ed integrazione delle nazioni. Non ci sono alternative, non possiamo tornare indietro.
E non dimentichiamoci che di progressi ne abbiamo fatti: per la prima volta nella storia non ci siamo scontrati in qualche inutile guerra per ben 65 anni.
E non é poco: questo é un gran successo, un grandissimo successo.
5 maggio, 2010, Marblehead, MA USA
I vostri commenti e correzioni a possibili inesattezze, scherzi della memoria, saranno apprezzati. Assieme possiamo ricostruire questo grande mosaico borghese. Mi raccomando, scrivete!
Fausto Braganti
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aprile 19, 2011 alle 11:20 am |
l’Italia
Dio creando l’Italia,sorrise sovr’essa e le assegnò per confine le due più sublimi cose ch’ei ponesse in Europa,simboli dell’eterna forza e dell’eterno moto…le Alpi e i Mari.
Dalla cerchia immensa delle Alpi,simile alla colonna di vertebre che costituisce l’unità della forma umana,scende una catena mirabile di continue giogaie che si stende sin dove il mare le bagna,e più oltre nella divelta Sicilia.E il mare la recinge quasi d’abbraccio amoroso ovunque le Alpi non la recingono,quel mare che i padri dei padri chiamavano Mare Nostro.
E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa Corsica,Sardegna,Sicilia ed altri minori isole,dove natura di suolo e ossatura di monti e palpito d’animo parla d’Italia. Giuseppe Mazzini