Come vi ho detto il terremoto alla fin fine per noi citti abbe un lato positivo: chiusero le scuole. Non rividi mai più la maestra Selvi.
I primi tempi alla Pieve Vecchia furono ospitate diverse famiglie sfollate come noi, e si dormiva un po’ dappertutto. Uno dei momenti magici della mia vita fu quando ci sistemammo nel pagliaio. Tonino aveva tagliato la paglia in un lato in modo da ricavarne un lungo giaciglio. Vi avevano messo delle coperte cosi la paglia non pizzicava, avevamo i guanciali e ci si infilava dentro. Eravam forse una diecina a dormire in fila, uno accanto all’altro. Io ero nel mezzo, fra il babbo e la mamma, mi sentivo così protetto e sicuro. Se il terremoto fosse ritornato a me non sarebbe successo niente, li stavo tranquillo. E poi c’era sempre qualcuno che prima di dormiva raccontava qualche storia e quello mi piaceva. Ma a non tutti questa sembró una buon’idea. Il nonno Barbino si rifiutó di dormire nel pagliaio, lui rimase in casa nel grande letto di ferro borbottando:
”Io ’n ci vengo a dormire ’n tul paglieio, come ‘n tu la cuccia d’en chene!”
Poi gli altri piano piano se n’andarono e con gli Antonelli ci s’armase solo noi.
A me piaceva stare alla Pieve Vecchia, ve l’ho detto e ve l’ardico, oggi é l’Oroscopo. Adesso é come fosse quasi dentro al Borgo, ma alora era vera campagna ed io ero libero di correre ed esplorare tutto il giorno. Il mio territorio era vasto, andava dal leccio del Fiumicello, vicino ai Barni, alla Sassaia per finire al Roccolo della villa Nomi. Non dovevo traversare la nazionale, ma ai quei tempi il traffico era minimo. Ero contento, ma la pacchia non duró molto.
Un giorno, e non so a chi venne questa bellissima idea, il babbo e la mamma mi portarono un librino, adesso mi sembra piccolo e facile, allora mi parve solo una promessa di tormenti: ”Compiti per le vacanze”. C’era stato un torturatore di bambini che aveva scritto un libro, ma aveva dimenticato una parola nel titolo: ”Compiti per rovinare le vacanze”. E non solo dovevo fare dei compiti ogni giorno, ma dovevo anche leggere, ed io a 7 anni odiavo leggere.
Ma non é finita quì, la zia Assunta aveva invitato una sua amica a stare con noi per alcune settimane alla Pieve Vecchia e per mia grande scarogna indovinate cosa faceva questa signora? Era una maestra! Non solo dovevo fare i compiti ogni mattina, ma avevo una maestra in casa che me li correggeva e mi dava anche i voti. Ero attaccato da tutte le parti, perché poi la zia Tecla e mia cugina Silvana erano maestre e volevano sempre sapere come andavo, e dovevo scriver loro delle lettere, che poi mi ritornavano corrette con il lapise rosso e blue. Non c’era scampo!
Poi finalmente andammo a Riccione, per fortuna.
Al ritorno fu meglio. Mi piacevano i grandi eventi della vita di campagna: la mietitura seguita dalla trebbiattura, la vendemmia e la raccolta del tabacco e delle patate. Avevo il mio coltello a falcetto per tagliare i grappoli ed ero bravo a cucire le foglie di tabacco che si mettevano sulle stanghe che poi si appendevano entro il seccatoio, ma questa é ‘n’altra breve storia successa a Nairobi, si avete letto bene: Nairobi, quello in Kenia.
Rimanemmo sfollati fino verso novembre, la nostra casa aveva subito molti danni. Poi un giorno e credo che fosse novembre ritornai a scuola. Ero in terza ed avevo un maestro: Turiddo Guerri, pescatore, amico del mi’ babbo ed anche mezzo parente, la su’ nonna era una Braganti. Ed era severo, ora lo capisco, non aveva alternative con una scolaresca di 43 ragazzi. A quei tempi non aveva l’aiuto di assistenti. Qualsiasi cosa facessi, o di buono o di cattivo, ‘l mi’ babbo lo sapeva subito: ‘na bella fregatura.
Non si diceva più la preghiera.
Ancora una volta ero uno dei più piccoli ed ero seduto in un banco in prima fila, proprio davanti al maestro, vedeva tutto quello che facevo.
A sette o otto anni non credo che d’avere ancora sviluppato il senso dell’astratto o l’abilitá di esprimersi figurativamente. Detto questo ecco cosa puó succedere ad un povero cittino innocente.
Una volta il maestro ci disse una di quelle belle frasi che poi scoprii vengono propinate nelle scuole di tutto il mondo, non importa in quale lingua.
“L’uomo non vive di solo pane.”
Non so in quale occasione ce lo disse, non m’arcardo se era il titolo d’un pensierino, in ogni modo mi sembró giusto dire la mia, e mi sentivo soddisfatto di quel mio contributo:
“É vero, ci vuole anche la mortadella o il prosciutto.”
Il maestro non era d’accordo, cominció a berciarmi, e tutti gli altri che ridevano. Mi sentivo incompreso ed umiliato. E ’sta volta m’andó bene.
Infatti ’n’altra volta il maestro era arrabbiatissimo e berciava e prometteva castighi a dei ragazzi degli ultimi banchi che facevano casino. Io me ne stavo zitto e bono nel mio banco ‘n prima fila, quando gli venne la bell’idea di gridare:
“E non voglio veder muovere neanche un dito!”
“Ma che male ci sará a muovere ‘n dito.” Pensavo io “Muovere un dito non fa mica rumore e non disturba nessuno.”
Mi sembrava strano che un maestro grande e grosso se la potesse prendere per questo gesto silenzioso e mi venne l’idea geniale di dimostraglielo: alzai la mano destra, proprio davanti ai suoi occhi e comincia a muover l’indice su e giù, soddisfatto di provare che non facevo nessun rumore e non disturbavo nessuno. Che strano, il maestro non aveva capito. Balzó dalla sua sedia e mi assalì infuriato, mi prese per il colletto e mi tiró via dal banco e mi trascinó alla porta, mi spinse nel corridoi e mi chiuse la porta dietro gridandomi che sarei stato li in castigo fino alla fine della giornata. Ed io non capivo, ma perché? Non avevo fatto nessun rumore muovendo un dito. Il babbo seppe subito del mio comportamento inrispettoso e ci furono altri berci; ‘l babbo non me menava, anche se prometteva che un giorno l’avrebbe fatto, anche se poi quello che mi faceva più paura era la minaccia che mi avrebbero mandato in seminario.
Il mio maestro Guerri oggi ha 97 anni ed abita ad Anghiari. É lucidissimo ed usa il computer, in veritá credo che sia stato uno dei primi a farlo. Anche lui leggerá questo mio M’Arcordo, spero. Durante una mia visita gli ho riraccontato la storia del dito, ma lui non se l’arcordava.
I miei orizzonti si allargarono. Avevo due grandissimi amici, Paolo e Sergio e spesso andavo a fare i compiti, o meglio a giocare con loro. Paolo stava di casa nel palazzo Del Rosso, quello dove oggi c’é la biblioteca comunale. Nel gran salone, quello delle conferenze, quasi vuoto, noi andavamo in bicicletta e ci sparavamo con le pistole a tappi. Avevamo fatto archi freccie con le staggie d’ombrello. Per bersaglio usavamo degli stemmi gentilizi dipinti sulle cassapanche, invecchiandole rapidamente con quelli che sembravano buchi di tarli. Trovammo anche un cosco coloniale della guerra di Libia ed anche questo finì crivellato di freccie.
Un giorno di primavera ci venne annunziato che saremmo andati tutti nel cortile, avremmo fatto la foto ricordo. E questa é l’unica che credo d’aver mai fatto. Per qualche ragione il maestro non é nella foto. Credo il fotografo, forse lo Sgoluppi, doveva essere la persona più paziente del mondo per mettere tutta quella masnada in fila e per tenerla buona per il tempo sufficente per far la foto.
Son passati sessant’anni da quel giorno. Nel quarantesimo anniversario, vent’anni fa, facemmo una cena commemorativa ed eravamo quasi trenta. Una delle più belle di quella sera fu la battuta d’uno di noi:
“Quando ho detto a la mi’ moglie che andavo alla cena della terza elementare m’ha guardato male e non m’ha creduto.”
Giuliano, Silvano, Guido, Sergio, Paolo, Massimo e tutti gli altri, penso che sarebbe l’ora d’arfarla ‘n’altra cena!
1949 Sansepolcro – Terza Elementare – Edmondo De Amicis
Maestro Turiddo Guerri (non è nella foto)
1 Paolo Mariucci 23
2 Giuseppe Pasqui 24 Annibale Giorni
3 Francesco Strivieri 25 Torquato Testerini
4 Franco Ricatori 26 Marcello Luzzi
5 Giancarlo Chiasserini 27 Gilberto Lancisi
6 Guido Poggini 28
7 Giuliano Tofanelli 29 Gilberto Mori
8 Mario Giorni 30 Piero Spillantini
9 Umberto Corgnioli 31 Moravio Maffucci
10 Sergio Fiordelli 32 Massimo Burroni
11 Carlo Merendelli 33
12 Piero Zanchi 34 Claudio Bonucci
13 Franco Piccinelli 35 Paolo Giannini
14 Angelo Castellani 36 Bruno Gennaioli
15 Jacopo Bagattini 37 Ugo Franceschini
16 Gerardo Marzi 38 Alberto Mancini
17 Eros Draghi 39 Silvano Luzzi
18 Domenico Spinosi 40 Mario Borghini
19 Franco Brighigni 41 Mario Marini
20 Fausto Braganti 42 Franco Galeotti
21 Fabio Brizzi 43
22 Massimo Acquisti
31 gennaio 2009, Marblehead, MA USA
I vostri commenti e correzioni a possibili inesattezze, scherzi della memoria, saranno apprezzati. Assieme possiamo ricostruire questo grande mosaico borghese. Mi raccomando, scrivete! Fausto Braganti
ftbraganti@verizon.net
Facebook: Fausto Braganti
Skype: Biturgus (de rado)
V’arcorade che feci la proposta d’arfare ‘na cena? Beh, l’emo fatta!
60 anni dopo – 30 marzo 2009
al Fiorentino

quelli della terza elementare 60 anni dopo
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