069b M’Arcordo…quando dormivo ’n cucina, fumavo la pipa ed aspettavo la rivoluzione.

 

  

 

              La vista dall’appartamento in Via dei Servi, a Firenze, dove dormivo in cucina,  non era gran che, non si vedeva il cupolone,  nemmeno le colline verso Fiesole e neanche l’Arno. Si vedevano tetti, tetti rossi e lucernai. La finestra della camera di Loreto dava sulla strada, mentre tutte le altre davano sul cortiletto buio, che sembrava quasi un pozzo. Verso l’autunno del ’67, quando il tempo era bello, uno studente usciva da un  lucernaio della casa di fronte e si sedeva sul tetto, portava il telefono, allora non c’erano telefonini, e sembrava che studiasse. Questo non c’entra niente con la mia storia, solo che volevo pubblicare questa foto di quel periodo, che m’è sempre piaciuta.

 

‘sta volta parlerò del fumare e delle pipe e non è la prima volta, per chi ha voglia c’è:

09 M’ arcordo….’l mi’ nonno, le pipe e i toscani 

https://biturgus.wordpress.com/09-m%e2%80%99-arcordo%e2%80%a6%e2%80%99l-mi%e2%80%99-nonno-le-pipe-e-i-toscani/ 

A quei tempi ero giá da anni un serio fumatore di pipa, solo occasionalmente fumavo qualche mezzo Toscano e quasi mai sigarette. L’unica eccezione era se qualcuno mi offriva una Gitane od una Golois.

Avevo cominciato a fumare durante il primo anno di universitá, quando ancora pensovo di fare il farmacista.  A parte il fatto che mi piaceva, mi dava l’illusione d’esser  grande, importante, d’essere un uomo di classe, di mondo. Allora si fumava ovunque e mi sembra che nessuno si lamentesse. Avevo accomulato un certo numero di pipe di tutti i tipi ed avevo scoperto che ognuna dava al tabacco un sapore particolare.

Poi scoprii il negozio di Sandro Corsellini in Via Panzani, e se anche non ero uno di quei ricchi professionisti che spesso ci incontravo, lui fu sempre molto gentile con noi poveri studenti. Mi iscrissi  al Club della Pipa e regolarmente ricevevo una rivista dedicata all’arte di fumar la pipa. C’erano tanti piccoli e grandi segreti da scoprire e poi c’erano storie sul tabacco e di collezioni famose, come quella del Prof. Ramazzotti, con inizia anche una corrispondenza.

Ma come son cambiati i tempi: ancora non era scritto da nessuna parte che “Il Fumo Uccide”, altrimenti me lo avrebbero tatuato sulla fronte. 

 Sempre a quei tempi in televisione c’era Gino Cervi che interpretava Maigret in una serie di telefilm di gran successo. E lui fumava la pipa, fumava sempre la pipa e sembrava che scoprisse i colpevoli studiando le lente volute del fumo che salivano nell’aria. Gino Cervi divenne il presidente onorario del Club. 

             

 

 

Gino Cervi nelle vesti di Maigret

 

Poi cominciarono le gare di pipa. C’é chi si può vantare d’aver vinto una gara sportiva, oppure un campionato a scacchi od un premio di poesia. Io no, volevo esser differente: andai ad  un tipo di gare molto differente e vinsi. Fui decorato sul campo, con tanto di medaglia, dorata con sopra l’immagine di Gino Cervi, con l’immancabile pipa in bocca. Lui sarebbe dovuto venire personalmente a Firenze per l’evento, ma poi all’ultimo momento cancellò. Quella prima gara fu una gran novitá e La Nazione mandò un giornalista con il fotografo. Una mia gran foto fu pubblicata nell’ultima pagine e così ebbi il mio momento di gloria.

“Ma lei è Il campione di pipa? Lei è il Gran Pipaiolo!” Non era mai successo prima che qualcuno mi riconoscesse per la strada. Inutile aggiungere i vari commenti che seguivano, ve li potete immaginare.

Le madegliette dorate non mi interessavano molto, quello a cui tenevo molto erano invece i premi che venivano con il titolo di Gran Pipaiolo: c’era sempre una bellissima pipa per il vincitore, una di quelle che io da povero studente non mi sarei mai potuto permettere. In questa maniera divenni proprietario d’una Savinelli Punto d’Oro, d’una Butz Choquin ed infine anche d’una Castello, che molti anni dopo scoprii esser la pipa preferita del Presidente Pertini.

Ma in che consisteva una gara di pipa? Vinceva chi fumava piú a lungo, o meglio chi riusciva a tenere la pipa accesa di più. Ogni partecipante riceveva una bustina di tabacco di tre grammi, piú o meno la quantitá di tre sigarette, e due fiammiferi. Come in altre gare c’era un cronometrista che dava il via. Noi avevamo un minuto per accendere la pipa e così iniziava una lunga e snervante maratona, ma nessuno correva, noi stavamo seduti. Il segreto era di aspirare il meno possibile ma allo stesso tempo mantenere il fornello acceso. In quasi tutti i tipi di gara vince chi impiega il tempo minore, in questa al contrario è quello che ci mette di più. Quelli che hanno fumato la pipa sanno che questa tende a spengersi facilmente, e dipende molto anche dalla qualitá del tabacco. In ogni modo, senza sembrare troppo vantone, ero diventato bravino. E per un paio d’anni ero stato campione toscano. Per varie ragioni non andai mai al campionato nazionale.

Una domenica pomeriggio, era verso la fine di gennaio, andai all’Hotel Baglioni con Nina a Francesco, i miei fedeli tifosi al seguito. In una gran sala assieme ad una cinquantina di fumatori mi preparai per la gran tenzone fumatoria: era di nuovo in palio il titolo di campione toscano per il 1968. Non solo vinsi, ma il mio tempo di durata fu di quasi 100 minuti e questo rimase per molto tempo il miglior tempo a livello nazionale.  

Gara di Pipa all’Hotel Baglioni

Questa volta venne l’attore Cesare Polacco a presentare i premi. A quei tempi Carosello era ancora uno degli spettacoli più seguiti, e lui era il famoso ispettore Rock, sempre con la pipa in bocca. Lui era bravissimo a risolvere un giallo in tre minuti, ed al commento dell’agente che sempre gli diceva “Ispettore, lei non sbaglia mai!” lui immacabilmente ammetteva d’aver commesso un errore: non aveva usato la Brillantina Linetti. E togliendosi l’impeccabile Lobbia mostrava la testa luucida come una palla da biliardo.

Senza saperlo quel pomeriggio di gennaio fu la fine d’un’epoca. Dopo un paio di giorno per me cominciò il ’68, quello di cui si poi tanto scritto e parlato.

Da giorni erano cominciate ad arrivare notizie di dimostrazioni di studenti un po’ dappertutto, mi sembra che in Italia le prime furono a Torino. E la guerra nel Viet Nam, anche se lontana era un buon catalizzatore per accendere gli  spiriti. Infatti nella primavera del ’67 a Firenze c’era stata una gran dimostrazione contro la guerra, durante la visita del vicepresidente americano Humphrey.

Ma ancora non potevamo immaginare quello che sarebbe successo e ne parlerò nel prossimo M’Arcordo…

P.S. Nel febbraio del 2003 Pascale ed io andammo a Firenze per alcuni giorni. Una mattina mentre si camminava dalle parte di Santa Croce, mi fermai davante ad un piccolo negozio con delle pipe in vetrina. E indovinate chi vidi dietro il banco? Sandro Corsellini! Questo appena mi vide, dopo avermi chiamato per nome, mi venne incontro abbracciandomi. Pascale sapeva ben poco di quel mio lontano passato di Gran Pipaiolo e rimase sorpresa dalla inaspettata e calorosissima accoglienza da parte di questo sconosciuto. Ricordammo il passato e lui tirò giù da uno scaffale un volumone con la raccolta rilegata della rivista del Club della Pipa e mostrò varie foto di quando avevo vinto. E come spesso dice Pascale, non smetto mai di sorprenderla.

P.P.S. Nel novembre del 2006 durante un’altra visita a Firenze, Bernardo Monti organizzò per me una cena fumogena in un ristorante sopra Fiesole ben fornito d’una stanza climatizzata e con aspirazione rapida del fumo. Fu un’occasione per rivedere ancora Sandro Corsellini, appena intravedibile all mia sinistra e per conoscere una comunitá di fumatori che si fa sempre più sparuta. Dopo quella serata ero così affumicato che credo non fumai per un mese.

Gli ultimi pipaioli

 

 

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